sveglia

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Se guardi indietro e scorgi un fermo immagine di te alle prese con le cose e un approccio alle stesse di un’ingenuità disarmante, di quelle che pensi ma come diamine ho fatto a non capirlo, a non vederlo, a non accorgermene. O magari l’avevi capito, l’avevi visto e te ne eri accorto ma ti sembrava una possibilità remota, di quelle che nemmeno negli episodi dei telefilm in cui la sceneggiatura deve arrivare ai titoli di coda prima della pubblicità e si trovano tutte le scorciatoie narrative. Non ero io, ti schermisci con te stesso, o pensi che chiunque a quell’età o a in quelle condizioni avrebbe fatto ugualmente. Ma non è vero, intanto perché magari è successo nemmeno due settimane fa, e poi perché mica sono tutti così babbei come te. Non si finisce mai di fare esperienza sul fatto che fare esperienza non sempre vale come protezione totale da se stessi, e quando poi lo racconti puoi usare la seconda persona anche la terza o essere impersonale ma tanto si capisce a chi mi sto riferendo, vero?