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Il celebre antropologo Emile Bridault, in un’intervista recente, ha dichiarato di dedicarsi con entusiasmo a un’arte apparentemente distante dalle sue corde come la narrativa e di farlo soprattutto nei deliri della febbre alta. Ora, per fortuna non capita molto spesso di beccarci malanni così invalidanti, quindi possiamo immaginare quanto la sua produzione possa essere esigua, ma a me è successo proprio ieri sera. Avevo la febbre altissima e mi sono cimentato nella prosa, provando a buttare giù qualche idea.

Ho immaginato proprio Bridault smarrito in una metropoli tedesca, lui che oltre a essere un personaggio inventato non capisce una parola al di fuori del suo vocabolario francese, cercare conforto in una chiesa a seguito di un attacco di panico. Sapete come funziona, nelle società del nord Europa. Si sta così tanto bene grazie al welfare che a nessuno viene in mente di spingersi nelle riflessioni oltre questa vita per una visione escatologica. Il nostro Emile quindi, completamente privo di senso dell’orientamento e ormai alla mercé delle sue ansie, entra nella canonica in cui è posizionato l’impianto hi-fi che fa le veci dell’organista, e in una sorta di trance schiaccia play. Parte così a tutto volume la Toccata della Sinfonia n.5, opera 42 di Charles-Marie Widor e il parroco, ammesso che in Germania l’assetto della gerarchia ecclesiastica sia lo stesso che abbiamo noi, fa un salto dallo spavento e corre immediatamente a rintracciare chi è che fa sto casino e non lo biasimo, considerando l’incipit del pezzo:

Insomma, il povero Emile cerca di dileguarsi dopo il guaio che ha combinato approfittando della penombra delle chiese gotiche e si precipita fuori. Gli manca il fiato per l’insieme degli eventi e prova a chiedere a un addetto alla sicurezza tutto bardato da combattimento se gli indica un taxi per farsi condurre in aeroporto e ripartire da lì con la cartina della città e il percorso che deve fare. Bridault infatti si lascia portare come una valigia senza badare troppo ai punti di riferimento, e non ha ancora imparato la lezione. Sul taxi si segna però un paio di idee: una specie di congestione che genera forti tremori e ipotermia, tanto che se ci si addormenta anche solo con un piede fuori è facile congelarsi. Ecco, dite a Emile che gli copio la trama e che domani mi metto in malattia.

i prodigi dell’aspirina

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Nessuno parla mai dell’influenza, non mi riferisco ovviamente alle malattie invernali per le quali c’è la moda della vaccinazione. Non so voi, ma io devo solo ringraziare tutte le persone che mi hanno influenzato nel corso della vita perché se comunque posso anche stare ore da solo senza annoiarmi è perché ho una vasto repertorio di pensieri, immaginazioni e angosce a cui attingere e che derivano da quanto ho assimilato da chi ha avuto influenza su di me. Per non parlare di aspetti più superficiali, dai modi di dire alle cose da indossare, fino ai gusti più radicati che mi porto dentro da sempre. In tutti questi casi seguendo il filo si risale a un punto d’inizio, una matrice che è l’amico o la ragazza o il personaggio carismatico o il parente da cui sono stato attratto fino a prendere qualcosa da lui. E vi ringrazio tutti apertamente, se leggendo qui riconoscete qualcosa di vostro ecco che vi do la conferma, questo me l’hai insegnato tu, quest’altro me lo hai registrato anni fa su una TDK, quest’altra cosa l’hai detta senza pensare ma io ho colto un sottosignificato che mi è sembrato fondamentale per interpretare altre cose e ora fa parte del mio asset. Non c’è nulla di sbagliato perché se osservate i passi che fate con le vostre gambe o il modo di accendervi la sigaretta state tranquilli che non è nulla di nuovo, c’è un padre o un fratello o una cugina o un amico nascosto dentro di voi che si muove per conto vostro. Il bello è proprio questo, che ci sia un tritatutto che poi dà in pasto ai nostri vicini del momento tutto il meglio del giorno prima reinterpretato dalla nostra sensibilità, a volte completamente altre per nulla, lo riproponiamo as is, ma che importa. Quando suonavo ero influenzato eccome, scopiazzavo a destra e a manca perché è tutto cibo per la mente quello che ci succede a fianco che poi noi mettiamo giù, tradotto o meno nel nostro linguaggio. Oggi a seconda dell’autore che sto leggendo spero che anche quello mi influenzi quando poi vengo qui a raccontare del più o del meno. Sono certo però che se dovessi scrivere qualcosa di senso compiuto e non questi componimenti da web-sfogatoio non mi farei influenzare sulla trama o su alcuni particolari di essa. Per esempio non metterei mai in un romanzo un figlio unico maschio che gioca da solo a sfidare le onde mentre la mamma legge e fuma sulla sdraio e il papà si fa le sue immersioni altrove, sarebbe un modo meschino per catturare le simpatie dei lettori che cercano le emozioni quelle che commuovono con facilità. Voglio dire, bambini e solitudine sono gli ingredienti chiave per un best seller. Allo stesso modo non credo che farei mai morire qualcuno nei miei libri, non ne sarei capace e poi non lo trovo giusto. In questo non c’è nulla che possa influenzarmi, resto fermo nella mia convinzione che se devo metter su tutto un sistema di invenzioni narrative devo comunque poter muovermi a mio agio, e le tragedie possono rimanerne al di fuori, non mancherò certo di ispirazione.