la società dei consumi ci chiede il conto in rifiuti e gli spicci li abbandona sul ciglio della strada

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Ai bordi delle strade extraurbane c’è sempre spazzatura. Ovunque. Non c’è ne è una che si salvi e il fenomeno è oltremodo curioso, per questo merita più di una riflessione. La società dei consumi ci chiede il conto in rifiuti e gli spicci li abbandona sul ciglio di quelle strade in cui nessun essere umano si avventurerebbe a piedi, perché non c’è lo spazio e perché collegano distanze troppo ampie da percorrere senza l’aiuto di un mezzo di trasporto. Quindi è da escludersi che siano i passanti a gettare bicchieri di plastica, contenitori vuoti di olio motore o intere risme di volantini di centri commerciali ricchi di offerte già scadute. Sono automobilisti o passeggeri zozzoni quelli che gettano oggetti dal finestrino?

Ce ne vuole, però, per fare tutto quello scempio. Significherebbe che ognuno che transita di lì abbandona qualcosa e, appostandosi, dovrebbe essere facile cogliere qualcuno in fallo. Questioni di statistica. Quindi no. Oppure ci immaginiamo un viavai di camion traboccanti di rumenta che fanno la spola tra una discarica e un giro di raccolta, e gli operatori ecologici che sparpagliano mucchi di schifezze per cambiare un po’ la routine, come a noi impiegati del terziario viene voglia in orario di ufficio di imbrattare le bacheche di Facebook altrui con i nostri commenti trash come diversivo. Ma, come potete osservare, si tratta di un’ipotesi remota tanto quanto la precedente.

O ancora turbini e vortici d’aria che sollevano la spazzatura dai cestini ricolmi negli spazi pubblici e con una precisione invidiabile la sistemano proprio dove finisce l’asfalto e comincia quel poco di verde di risulta dimenticato dallo scempio metodico dell’urbanizzazione, dove invece la gente in ramazza – siano essi spazzini o zelanti bottegai che si prendono cura della porzione di marciapiede dinanzi la porta del loro negozio malgrado non sia di loro competenza – rimuove prontamente le brutture mentre, nelle lande di nessuno, nessuno, appunto, si prende la briga di fare un po’ di pulizia. Sarà qualcuno che cerca di dirci qualcosa, e in questo caso avrei anch’io la mia obiezione da muovere.

quello che resta della Fiat Palio Weekend bianca in Viale Molise, o quello che resta della Fiat tout court

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Se emergete dalla fermata di Porta Vittoria e prendete le scale in direzione Viale Molise, tenendovi sul marciapiede di sinistra risalendo verso Viale Corsica – Corso XXII marzo, e se lo fate come me tutti i giorni, avrete notato una Fiat Palio Weekend bianca parcheggiata nelle righe blu che è lì almeno dalla fine del mese di agosto 2013. L’ho notata al rientro dalle scorse vacanze estive perché era impossibile non far caso al finestrino anteriore lato passeggero spaccato e a una marea di briciole di vetro ai piedi della portiera, sul limitare tra il marciapiede e la strada.

C’era anche un’automobile subito dietro che aveva subito un analogo trattamento, una berlina molto più lussuosa targata Genova – se hai Genova nel cuore come me fai caso a particolari come quelli o a chi indossa magliette di Genoa e Sampdoria per correre o giocare a calcetto – e nell’insieme è facile immaginare il bottino. Un banale furto con spaccata che non fa notizia nemmeno tra le assicurazioni delle vittime, se non fosse che mentre la lussuosa berlina già la sera stessa era stata rimossa dal proprietario con destinazione Carglass, la Fiat Palio Weekend bianca è ancora lì oggi, nello stesso punto.

Ogni mattina non riesco a non lanciarle un’occhiata colma di tenerezza per lo scempio che nel tempo ha subito, lo sapete che sono ipersensibile. La profanazione a cui quel cadavere meccanico è stato sottoposto mi mette sempre di malumore perché i numerosi elementi di disturbo vanno ad amplificarsi reciprocamente inasprendo a sproposito quel quadretto, già di per sé pregno di squallore. Intanto chissà che fine ha fatto il proprietario. È morto? È fuggito da questo paese? Ha deciso di fottersene se la sua auto è stata oltraggiata? Poi mi chiedo perché non sia stata ancora rimossa. Costa troppo alla comunità il viaggio di un carro attrezzi e una demolizione?

Perché il problema, ovviamente, è che con il tempo ha attirato ulteriori atti vandalici e cannibalizzazioni di componenti, senza contare le intemperie. Ad averci pensato prima, e se fossi un videomaker, gli avrei piazzato a fianco una telecamera con la funzione time-lapse. Avete presente, vero? Imposti una frequenza di scatto e la macchina clic, fa una foto ogni tot, per esempio ogni minuto. Poi metti in sequenza le immagini e hai l’effetto dei tempi lunghi che trascorrono in una manciata di minuti. Giorni, stagioni, anni.

Il risultato di un time-lapse della Fiat Palio Weekend bianca sarebbe una macchina contro cui ogni notte si abbatte la furia di qualcuno. Sarebbe stato ripreso il primo furto con il finestrino spaccato, poi qualcuno intento a rovistare nei cassetti lasciando sparsi nell’abitacolo fogli, qualche cd tarocco, il libretto di circolazione. Nel frattempo piogge e umidità che impregnano tessuti e sedili. Poi qualche altro ladruncolo che da dentro sfascia il pianale per vedere cosa c’è nel portabagagli. Tira fuori una cassetta di plastica delle Poste italiane, quelle gialle (ne ho una anch’io che utilizzo come contenitore quando vado in campeggio) che però non ha nulla di prezioso dentro, solo un’infinità di numeri de Il sole 24 ore che, la mattina dopo, restano abbandonati a fianco del veicolo. Manco a farlo apposta quel giorno lì piove forte, potete immaginare il macello.

E oltre il danno, la beffa. La settimana scorsa, sul cofano della Fiat Palio Weekend bianca, qualcuno ha disegnato con un pennarello nero un vistoso cazzo con la scritta “suca” a fianco, questo potrebbe essere davvero un punto di svolta per il mio film in time-lapse. Una compagnia di adolescenti sbevazzoni reduci dalla pizzata di classe che non resistono alla tentazione di accanirsi su quell’automezzo ora inerte con qualche graffito da scuola media. Tra l’altro, avere delle riprese sarebbe anche utile per ricondurre gli atti vandalici agli autori e far pagare a qualcuno i danni.

Ecco. Così comincia ogni mia giornata lavorativa. Mi incammino verso l’ufficio e lancio un’occhiata di compassione alla Fiat Palio Weekend bianca cercando di capire, sbirciando dentro, che cosa le è successo di nuovo nella notte, chiedendomi di chi sia di competenza il caso affinché la Fiat Palio Weekend bianca, un giorno, possa avere diritto a una degna sepoltura.