di primo grado

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Vorrei vedere voi a scrivere di problemi dell’adolescenza con una delle vostre ragazzine qualunque che vivono nelle vostre storie, che sublimano ogni turba e ogni compulsione nel sesso acerbo o nelle tinte maledette del carattere. Nell’abbigliamento con le borchie e nello scoppiare a piangere e urlare, nelle droghe e negli eccessi. Nei soldi e nei passatempi alla moda portati al limite, come gli isterismi di oggi e le suicide girls e gli autoscatti con le tette fuori. Vorrei vedere voi se la vostra protagonista fossi io, che pesavo il doppio di quanto dovevo essere già alle elementari e ho mantenuto sempre la proporzione nemmeno a farlo apposta, e quali episodi della mia vita sareste costretti a raccogliere per mettere insieme un libro di successo. Perché per scrivere di una perdente occorre essere dei perdenti dentro e voi non volete sentirvi così perché altrimenti il vostro romanzo del cazzo non se lo comprerebbe nessuno. Così oggi cercate su Facebook i profili delle dannate alla moda perché alla fine, pur nel loro squallore, un pertugio di redenzione da qualche parte lo si trova. Con il loro trucco sbavato e con il vomito che lasciano per strada prima di rientrare nelle loro camerette con le pareti tinte di nero è facile impiastrare qualche pagina piena di frasette corte e ansimanti. C’è solo una persona che potrebbe scrivere di me, ed è il mio fratellone. Lui sì che ci sa fare con questo tipo di squallore perché anche lui è nato con il dna di chi getta la spugna, come me remissivo fino al ritiro per concedere all’avversario di turno la vittoria a tavolino senza nemmeno provarci. Ecco, lui che fa anche il blogger e racconta le sue stronzate in prima, seconda e terza persona. Solo lui può riuscirci.