tutto quello che dovreste sapere sui giorni di pioggia e che non avete mai osato chiedere

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Ci sono volte in cui, per scherzare ma mica poi tanto, mia moglie ed io ci diciamo che nostra figlia sembra aver preso il peggio di entrambi. La tendenza ad andare nel panico per ogni cosa, soprattutto se riguarda qualche sua manchevolezza circa i suoi doveri, per esempio come stamattina che su dieci pagine di geografia da ripassare sulla Lombardia si è accorta di non aver riletto le due iniziali sui settori produttivi della regione in cui viviamo, è merito mio.

Papà anche oggi ho mal di pancia, mi ha detto in ascensore. Volevo risponderle che a me viene il mal di pancia se lei ha mal di pancia. Ma sapete come funziona, si cerca di trasmettere un po’ di stabilità almeno in momenti come questi, quando non si discute di massimi sistemi anche se è un attimo a traslare il senso di cose così su angosce esistenziale, e sono certo che anche questa sarà una delle mie eredità principali. Con questi standard non è possibile infondere fiducia e sicurezza, a quanto pare proprio no.

Resta il fatto che i tempi in cui si spingono a zig zag i passeggini correndo e i figli dentro che si sbellicano dalle risate sono terminati da un pezzo e insomma, mentre il valore dell’età fuori e dentro cresce, i problemi, come si dice, si fanno più complessi. Le questioni quando si è più vecchi e i figli sono più grandi si prendono con meno leggerezza, o forse me lo dico come consolazione perché oggi sono certo che sarà una giornata davvero da dimenticare, con questo tempo poi.

E in ascensore, mentre alla fine le consigliavo di ripassare le due pagine mancanti durante l’intervallo, pensavo a come recuperare, a come insegnare a dare il giusto peso alle cose. A valutare i gradi di adeguata preoccupazione a seconda della gravità di quello che accade, a non usare l’agitazione come arma per giustificare la paura di non essere in grado di risolvere un problema. Andare nel panico può essere consolatorio, da un certo punto di vista, tanto quanto pensare che ci sentiamo così perché fuori c’è un tempaccio. Perché poi magari ti ritrovi a pochi decimetri da un’auto che a tutta velocità supera un autobus fermo alle strisce pedonali sulle quali stai attraversando – mi è successo proprio così pochi minuti fa, bastava davvero un passo in più ed ero spacciato – ed è facile realizzare che davvero, potrebbe andare peggio. E no, non nel senso che potrebbe grandinare, visto che piove già.