Perché il problema non è solo Sanremo. Posso garantirvi che se mi fate sentire cento pezzi inediti riesco a dirvi quali sono italiani e quali no già dal timbro della chitarra elettrica e dal modo con cui è suonata con un margine di errore pressoché nullo. Capite cosa voglio dire? È tutto l’insieme che non funziona, che ci fa capire che ci sono certe cose per le quali non siamo portati e in questa lista il rock si posiziona ai vertici, probabilmente secondo solo alla nostra scarsa attitudine a essere europei, a ultimare progetti in tempo e senza fare casini, a gestire cose pubbliche in modo trasparente e senza corruzioni e al saperci tenere alla larga dalle botteghe che vendono tatuaggi. Quindi lasciate perdere Sanremo, che importanza volete che abbia un mercato che localmente sopravvive solo sui diritti d’autore della tv di stato mentre delle cui quote, a livello globale, a noi restano solo meno delle briciole, per di più di una qualità del calibro di Bocelli, Pausini e i new entry Il Volo. E a quelli che mi dicono che comunque Il Volo sono bravi non esito a mandarli a cagare e a insultarli pesantemente. Ma come si fa? Ma ve ne rendete conto? Ma come cazzo fate anche solo a pensare che una roba così abbia una minima dignità? Se Sanremo è di per sé un gioco popolare in cui ci si schiera tra chi lo guarda prendendolo sul serio e chi lo guarda per prendere per il culo sui social network chi lo guarda prendendolo sul serio, e non a caso questa discutibile edizione ha fatto il pienone, la vittoria de Il Volo è oltre questa consolidata dinamica, oltre il trash, oltre la merda culturale, oltre tutto quello che fino a un paio di settimane fa sembrava essere inimmaginabile. Ecco, questa secondo me è la vera eccellenza, il vero Made in Italy. La nostra imprevedibilità e quella capacità che abbiamo solo noi di trovare sempre nuovi modi per distinguerci in peggio.