Attenzione: ci sono concrete possibilità che qualcuno di voi, come me, sia un Highlander al contrario, e questa volta non è un complotto né un discutibile slogan politico di quelli che incitano a cambiare il verso. Che cosa sia un Highlander al contrario è abbastanza intuitivo. Ho amici nati nel 72 o anche nel 70 che già mi sembravano piccoli allora e oggi continuano ad avere meno di trent’anni a differenza di me che, nato nel 67, ho già passato da un pezzo i quaranta. Altri miei conoscenti nati in generazioni limitrofe alla mia, che per un soffio non ha avuto il Commodore così a portata di mano e nel laboratorio di inglese c’erano ancora i giradischi con le Unit su vinile, ora devono ancora terminare gli studi, trovarsi un lavoro, emanciparsi. Gente che quando la frequentavo era di dieci anni più giovane, soprattutto musicisti – che sapete, è facile trovare in una band quello più vecchio che ha pochi anni in più della mamma del batterista – e che nel tempo ha preso tempo, perdonate il gioco di parole, e ha come minimo raddoppiato la distanza. Persone che ho staccato in una maniera che ha dell’incredibile. Il fenomeno è allarmante anche da un altro punto di vista, che ora mi tocca ancora più da vicino. Ci sono figli di coppie che conosco che continuano ad avere due, tre o quattro anni, poi passano secoli e quando li incontro hanno ancora cinque anni e mezzo, tutti ancora in età prescolare mentre mia figlia nel frattempo ne ha già dieci e fa la quinta. Questo non è giusto, perché significa che il gene dell’Highlander al contrario non solo è ereditario ma l’ho dato in eredità e ci sarà una dinastia che si porterà con sé questa maledizione di vedere le cose sempre di corsa mentre altrove c’è tutto il tempo per fermarsi, prendersi un caffè, fare qualche foto ricordo.