Usciamo di casa ogni benedetto lunedì mattina e il nostro istinto di sopravvivenza ci ricorda che potrebbe andare peggio. Certo, potrebbe piovere oltre che essere lunedì, potremmo essere ebrei nella Berlino degli anni 30 o sudditi di Bokassa. Quindi ringraziamo i nostri genitori di averci concepito in un periodo tutto sommato pacifico e florido e in una geolocalizzazione dignitosa come la nostra. Nonostante ciò, la nostra esperienza è in grado di annoverare un elenco di situazioni in cui il risveglio mattutino è di gran lunga meno sopportabile di un qualunque inizio settimana con i colleghi che con il loro spumeggiante analfabetismo di ritorno ti aspettano in ufficio. Proviamo a fare il punto per arrivare pronti alle mattine in cui occorre davvero fornire ai nostri cari il massimo conforto o, viceversa, aspettarci il loro supporto.
Non saprei impostare una classifica, di certo però aprire gli occhi e realizzare che quello è il giorno in cui si deve sostenere un esame all’università rientra almeno nei primi tre posti. Raramente ci si prepara al cento per cento, e anche nei casi migliori è difficile trovare in sé la sicurezza che ci fa sedere di fronte a professori o assistenti con un piglio diverso da quello di un condannato a morte su un patibolo. Subentra quindi una gamma completa di sensi di colpa per non aver studiato abbastanza, per aver sottovalutato la difficoltà della materia e, di contro, sopravvalutato la nostra capacità organizzativa per la pianificazione del programma senza contare che poi, a libri aperti, si trova sempre qualcosa di meglio da fare. Non ho nessuna vergogna a dichiarare che tra i momenti più belli della mia vita accademica ci sono sicuramente gli esami superati con profitto, ma anche almeno un paio di casi in cui l’esame è stato rinviato per motivi indipendenti dalla mia codardia.
In zona playoff ci sono anche i risvegli la mattina dopo una pesante ubriacatura unita a una rottura con il partner o un litigio che ha tutte le caratteristiche per essere fatale. Gestire il mal di testa con i tentativi di ricucire un rapporto gettato nel cesso a causa della nostra attitudine alla sbronza molesta è una sorta di girone infernale senza speranza di risoluzione. Per esperienza, meglio prima rimettersi in sesto fisicamente e solo dopo tentare un riavvicinamento. Come si dice in campo ingegneristico, un grande problema è più facile da risolvere se diviso in tanti micro-problemi. Meglio superare, quindi, un ostacolo alla volta. Il risveglio da ciucca/bisticcio è talmente opprimente e concreto che sarei in grado di fabbricarne una rappresentazione tridimensionale, non so se ho reso l’idea. Provate a ripensare com’è stato, se è capitato anche a voi. C’è anche la variante alcol + battibecco più o meno violento con amici, quando basta qualche birra in più per secernere risentimenti latenti. Ma questo è più raro, tra uomini alla fine ci si concilia prima di coricarsi, differentemente dalla coppia.
Temibile anche il risveglio ad abbondante tempo scaduto per un treno, un aereo, o un qualsiasi appuntamento improcrastinabile. Non riesco pensare a un senso di panico più soffocante di questo, anche se lo lego molto alla sfera giovanile e alla vita da single, oggi in una famiglia dotata di sveglia e numerosi dispositivi ad accensione programmabile bucare un impegno preso è sempre più raro. Non a caso io che sono tra i principali produttori di ansia da ritardo ho oramai sviluppato un enzima tutto mio che mi fa balzare sul letto qualche minuto prima della sveglia. Se mi accadesse oggi potrei morire all’istante. Peggio del risveglio ad abbondante tempo scaduto c’è il risveglio con qualche margine di speranza, in cui è oltremodo difficile sfoderare la lucidità necessaria per mettere in fila gli step per una procedura di emergenza volta a raggiungere l’obiettivo. Saltano subito la colazione e il minimo necessario per garantirsi un livello di igiene decoroso e occorre arrendersi all’evidenza che la sudata che ci si accinge a dover sopportare potrà avere conseguenze sull’esito della giornata e che comunque la sorte in qualche modo ci ha già graziato.
Capita raramente alle nostre latitudini ma è già successo di dover rinunciare a qualcosa di programmato per cause di forza maggiore o eventi straordinari, a partire da un’abbondante nevicata. Nel nostro sistema già in bilico in condizioni normali un’anomalia meteorologica può avere conseguenze anche gravi; nel nostro piccolo anche l’auto sommersa dalla neve o i binari ghiacciati possono mandare in vacca anche il più importante dei piani. Una volta ho assistito a una ragazza implorare un corteo che aveva bloccato i binari della stazione perché avrebbe dovuto recarsi al colloquio della sua vita, ma questo è un altro paio di maniche. In altri casi, quando la responsabilità non è nostra ma del tempo che fa le bizze, poter tornare sotto le coperte non è poi così male.
Chiudo con una situazione di risveglio limite: le forze dell’ordine che ti sfondano la porta di casa perché l’appartamento che hai preso in affitto regolarmente e in cui vivi risulta occupato illegalmente. Un caso da infarto assicurato e che vi invito a provare. A me è capitato e non ero certo uno squatter: le forze dell’ordine, quella volta lì, per un curioso caso di assonanza toponomastica, avevano clamorosamente sbagliato indirizzo.