pacco dono

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I giochi e gli oggetti regalo per i bimbi in età prescolare si dividono tra quelli che piacciono ai bambini e quelli che piacciono ai genitori. Articoli molto belli a vedersi che catturano l’interesse dell’adulto per vari aspetti. L’estetica, per esempio. Libri fantastici con illustrazioni raffinatissime, ne ho sfogliati a migliaia in biblioteca. Disegni che non sfigurerebbero incorniciati e appesi alle pareti di un salotto. Poi li fai vedere al target cui sarebbero indirizzati, i più piccoli, ed è un attimo a perdere la loro attenzione, che ritorna sulla Pimpa o affini.

Un altro elemento che fa gola è la provenienza, e qui si fa leva sul senso etico e responsabile del consumatore adulto. Giochi dai paesi degli altri mondi costruiti dai coetanei dei nostri figli per i nostri figli con materiali così naturali che i nativi della civiltà della plastica a fatica considerano persino complementi d’arredo. Poi i giochi intelligenti dei paesi del nord, loro sono bravi a educare i più piccoli con le cose in legno. Le bici in legno, le casette delle bambole in legno, trenini e camion e automobiline. E quando li vedo, in estate, divertirsi sulla sabbia con quegli oggetti bellissimi, coloratissimi, ecologicissimi e costosissimi, li invidio un po’, come tutti. Per i nostri figli, che crescono con le marche, le cineserie e i coloranti venefici, il legno è un materiale alieno, il derivato di una pianta che cresce su Giove, il cui calore trasmette un eccesso di cura da dedicarvi e al quale, nel nostro mondo usa e getta, i bimbi non sono per nulla avvezzi. Ricordo uno xilofono tutto colorato come un arcobaleno che ho comprato io stesso per mia figlia, su cui mi divertivo a riprodurre il riff di Change dei Tears for Fears. Ma su di lei non ha avuto presa. E i giochi da tavolo? Se ne ricevono una marea, è il classico dono impersonale che si fa a chi si conosce mica troppo, ma si tratta di passatempi che vanno stretti ai bambini. Non sono giocattoli da indossare, da scavalcare, da lanciare o da entrarci dentro. Rimangono entità separate, non so come spiegare, distanti, un’appendice per un gruppo di amichetti che sono troppo in confidenza per tenere una passione in comune sulla punta delle dita. Le tessere da girare che poi restano inermi sul tavolo, o sul tappeto, i dadi con quei puntini che è così bello usare come biglie anziché come regola per procedere con il proprio segnaposto lungo un percorso di caselle numerate. Tutto troppo strutturato.

Ci sono negozi che sono stracolmi di giochi che quando li regali ai bambini, l’unico divertimento è strappare via la carta e sintonizzarsi sulla sorpresa degli adulti che stanno lì intorno, che si complimentano per la scelta, per i colori, per il rispetto dell’ambiente, e anche per il gusto. Poi il regalo resta per qualche mese sugli scaffali in bella vista in cameretta, prima di tornare nella scatola e da lì in cantina. Se proprio si vuole tornare alla materia viva, sarebbe bello poter regalare gli elementi fondamentali: la terra, l’acqua e l’aria (il fuoco meglio di no). Costano poco e ho visto essere molto graditi.