Il codice della buona educazione verso il prossimo comprende tra le prime dieci posizioni il “non si parla con la bocca piena”, che le persone hanno schifo del bolo altrui. Ho una specie di collega che prende alla lettera le indicazioni su questo comportamento corretto al pubblico tanto che sembra vivere con angoscia la possibilità di violazione della privacy del cibo in fase di masticazione. Forse è la paura che la ptialina, sorpresa da terzi nello svolgimento delle proprie funzioni proto-digestive, non riesca a portare a termine il proprio lavoro sui carboidrati, non so, dico così per dire. Per questo tende a tenere la mano davanti alla bocca per tutta la durata del pranzo, che alla lunga secondo me è una posa che dà più fastidio di qualche sputacchio verso i commensali. Perché non sta zitta un attimo e non vuole rinunciare a parlare, dire la sua è oltremodo importante ai fini della conversazione. Parla e parla ma sempre rigorosamente con la mano davanti alla bocca che ti aspetti che invece debba sbadigliare. Poi ho scoperto che si copre le cavità orali anche quando parla senza mangiare e c’è qualche estraneo o semplice conoscente in prossimità. Allora ho pensato che possa trattarsi di alitosi o della convinzione di non essere apprezzata per gli odori connessi all’alimentazione e all’apparato ad essa preposto. O forse ha una brutta dentatura come la mia o ha la lingua come Gene Simmons, ma vi giuro non lo perché non si riesce a capire, quella fascia dal naso al mento è off limits.