Poi ti immetti nella rotonda da cui si accede anche all’autostrada e sul ciglio, tra la sua auto con le quattro frecce accese e la siepe, lo vedi in piedi, rivolto verso il bosso, lo sguardo è giù, attento a non bagnarsi e sporcarsi le scarpe anche se oggettivamente si meriterebbe di peggio. Così non solo sei costretto a notarlo, ma devi anche fare una manovra per spostarti di carreggiata. Viaggiando non è raro imbattersi in adulti di sesso maschile, e nemmeno incontinenti, che hanno confuso tra loro i concetti di spazio comune e servizio pubblico (nel senso del cesso) e per i quali ogni superficie verticale è un posto valido per marcare il territorio. E nemmeno in un punto nascosto da almeno due lati. Quel che è inaccettabile è che non si riesca a controllare lo stimolo fino al più vicino bar o autogrill, oltre alla presunzione di poter prendere in mano la situazione e farne partecipi tutti liberamente come se il prossimo non aspettasse altro. In quel frangente sarebbe magico fermarsi tutti, scendere in massa dal proprio veicolo e aspettare insieme la scrollata finale, quindi l’alzata di spalle che accompagna la chiusura della zip, e salutare la posa dell’ultima goccia con uno scrosciante applauso, fischi da stadio, clacson e vuvuzela, è una bella cosa incoraggiare l’altrui momento del bisogno anche se è già stato soddisfatto.