A memoria d’uomo è impossibile rintracciare la prima forma di vita che, al telefono con il proprio figlio che vive lontano, ha stabilito la consuetudine di trasmettere il rammarico nell’averlo coinvolto inconsapevolmente in questo sistema di cose che, nostro malgrado, si conclude tragicamente. È invece più facile immaginare il punto dell’esistenza di questa madre – possiamo come vedete provare a individuarne il genere considerando che si tratta di prese di coscienza a cui i maschi sono meno portati – in cui questo primitivo principio di ereditarietà si è manifestato ed è stato agito. La madre è molto anziana e ha al suo fianco un uomo di svariati anni più vecchio di lei già provato da una forma di Alzheimer di quelli che ogni tanto le chiede cosa ci fa lì nella sua vita, dove trascorrerà la notte, se può cortesemente contattare sua moglie perché dovrebbe parlarle. Così, disillusa da tutto, si rammarica del fatto che aver trascinato sulla terra altre potenziali vittime dirette o di riflesso della sofferenza non sia stata una buona idea. Ma non si può certo biasimare un genere animale come il nostro di riprodursi solo perché poi siamo costretti a togliere il disturbo.
Allo stesso modo riflettevo ieri sulla perfezione di una festa di compleanno di ragazzine di dieci anni, quell’età in cui i maschi non si invitano perché stanno ancora dall’altra parte della barricata ormonale e le ragazzine possono ancora ballare e giocare e anche puzzare di sudore, a metà tra infanzia e adolescenza, senza la schiavitù della seduzione forzata, del doversi controllare per piacere nel modo più adatto, dell’attirare l’attenzione con finalità di accoppiamento. Che poi accoppiarsi è bello, per carità, ma non c’è solo quello. Ed ecco, i dieci anni che mia figlia ha compiuto ieri sono una bella occasione per un regalo come questo. Abbiamo pensato, mia moglie ed io, che darle una copia delle chiavi di casa sia un gesto per ora simbolico di affidarle lo stato delle cose, consegnarle il mondo come l’abbiamo trovato e come con qualche sforzo lo abbiamo personalizzato alle sue esigenze, che è ancora un work in progress. Inutile aggiungere che l’idea non è stata mia, anche qui le donne sono molto più intelligenti di noi. Non mi sembrava fosse un gesto così importante, e invece non avete idea di come nostra figlia lo abbia apprezzato. Anzi, credo sia stato il regalo più gradito tra tutti, anche grazie al portachiavi che, sempre mia moglie, ha scelto per lei.
E lo sapete, le cose sembrano manifestarsi in maniera random ma invece mica tanto. Cioè se l’ammissione della colpa di aver generato altri esseri fragili e facili a guastarsi di mia madre è avvenuta a poca distanza di tempo dall’aver coinvolto mia figlia nella responsabilità della custodia dei beni che condividiamo probabilmente non è stato un caso. Questa funzionalità di saperci indagare dentro alla fine è un po’ un’arma a doppio taglio, no? Ci consente di metterci in contatto con l’esterno e chiedere aiuto anziché stabilire solo quello che non va, come probabilmente invece succede a chi è dotato solo dell’istinto. Ci fa capire così anche quando è il momento giusto per fare le cose, tanto che poi il momento non è mai giusto per il resto del mondo e quindi è lì che si commettono errori grossolani. Così, considerando che tra le vari features che abbiamo in dotazione c’è anche quella di riuscire a controllarsi, credo che mi limiterò a questo, di passaggio di consegne. Le chiavi di casa che, anche se un po’ retoricamente, rappresentato il futuro che si apre, più che il passato che si chiude. Il resto, le porte del dopo che tanto c’è poco o niente, meglio tenerselo dentro e far finta di nulla.