No, diciamo che se la tua indole ti lega a filo doppio con il passato e, al massimo, con il presente, quella di fare dei figli non è una buona idea, considerando il processo che si innesca che è tutto un tentare previsioni per il futuro. Ci saranno risorse sufficienti a sfamare il pianeta e, conseguentemente, i nostri ragazzi che nel frattempo saranno probabilmente adulti e a loro volta genitori? Ci sarà ancora aria respirabile, mari puliti, terre emerse, animali docili, ripari da intemperie, religioni accondiscendenti, libertà di spostamento tra continenti diversi. E ancora energia per le funzioni base, banconote stampate, giacimenti petroliferi, il settore terziario, necessità primarie oltre il saper premere il tasto giusto, le telecomunicazioni satellitari, lo sport dilettantistico. La scuola pubblica, laureati in medicina che sceglieranno di assumersi la responsabilità di guarire le persone, i mezzi di trasporto su rotaia, le strade asfaltate, le ferie in agosto, i biglietti da visita, i nonni in appartamenti civili, i sindacati, le urne elettorali, la vigilia di Natale, gli stabilimenti balneari. Il pop, ci sarà ancora voglia di comporre canzonette? Di recarsi a concerti con altre persone e ballare, muoversi seguendo il ritmo reale o quello nelle nostre teste. Se non ci sarà più l’energia elettrica esisteranno solo strumenti acustici, corde che vibrano in casse di risonanza. E le foto? Con cosa osserveremo tutte quelle che abbiamo scattato durante le vacanze quando c’erano ancora i luoghi di villeggiatura e i soldi per farle se i supporti cambieranno? E poi le penne e l’inchiostro e le lettere di congratulazioni sottoscritte e firmate, i monili e gli anelli che magari non si regaleranno più perché le nostre pelli saranno troppo sensibili e i metalli e i non metalli e le plastiche tutte radioattive. Ma anche scenari migliori, ambienti per l’associazionismo al riparo dalla meteorologia radicale, dagli eventi atmosferici estremi, o magari ci sarà tutto un sistema per spostare il caldo e gli uragani più in alto, a svariati chilometri di distanza, magari sopra un tessuto a maglie strette di scie chimiche voluto proprio da un regime efferato di movimenti cinquestelle estesi a livello globale. I nostri figli avranno bisogno di computer fisici o avranno tutto negli occhiali, nelle unghie, nanotecnologie occultate sotto otturazioni dentali, non certo nei vestiti che saranno tutto un insieme di fibre per condividere emozioni in automatico sul social network che prenderà il posto della coscienza di massa che comunque nel frattempo aveva già soppiantato i grandi credi monoteisti tranne quelli del medio-oriente che, ancora, combatteranno contro Israele, questa probabilmente è una delle poche certezze. Le altre riguardano tutte la smania di occupare spazio con i nostri corpi che resterà inalterata e che ci indurrà a moltiplicarci sempre e comunque, malgrado l’indole che ci lega a filo doppio col passato e, al massimo, con il presente. Comunque buon lunedì.
futuro
che tempi
StandardDi là due bimbe giocano inventandosi sceneggiature usando l’imperfetto. Facciamo che la giraffa era bellissima e la zebra e la cavalla svenivano dallo stupore. Ora si rincorrevano perché arrivava un cacciatore e loro scappavano perché conoscevano un rifugio segreto. Quando cresceranno, mancano solo pochi anni per essere considerate grandi a tutti gli effetti, adotteranno il presente e sarà il tempo che utilizzeranno fino alla nausea. Una sequenza infinita di oggi, che non nego sia persino faticosa a tratti, salite interminabili per arrivare a sera, a volte per passare indenni la notte, ma molto più spesso da trascorrere a stringere gli occhi perché c’è addirittura troppa luce e a bearsi delle farfalle nello stomaco. Poi l’eccesso porta a saturazione e la tendenza si inverte, c’è spazio finalmente anche per il passato, prossimo e remoto, che si manifesta nei momenti più impensati, per esempio vestito da infermiera che fa capolino dalla porta del laboratorio di radiologia in cui tua zia sta per fare una panoramica dentale e tu sei lì che le fai da accompagnatore e ci mancherebbe, ha ottantanove anni. Così resta il futuro, da produrre sotto forma di aneddoti che talvolta nascono così, da due bimbe che giocano di là.