Prima di Instagram, di Twitter e di Facebook c’era il frigorifero ricoperto da foto, cartoline e ritagli di giornale appiccicati grazie a magneti per la maggior parte tondi a cui probabilmente gli sviluppatori di questa funzionalità per i social network si sono ispirati. La differenza è che sul frigo le storie potete farle durare quanto vi pare, non c’è la volatilità delle ventiquattro ore, e in più le vedono soltanto le persone a cui volete mostrarle. Negli appartamenti di passaggio da una vita all’altra si mischiano le storie che i coinquilini portano con sé con quelle del presente che profuma di aspettative per il futuro, il tutto imbellettato con reminder di cose da fare e cose di cui, malgrado il reminder, ci si è dimenticati. Spiccano anche i messaggi per gli ospiti perché le storie servono anche per dare una sintesi di sé o anche per velate dichiarazioni d’amore. Basta una foto o il testo di una canzone un po’ romantica dei Cure e il gioco è fatto. Nelle case definitive invece le raccolte di storie compongono un quadro veritiero da contemplare al posto della tv la sera a cena o con il caffellatte a colazione. I nonni che non ci sono più e i figli quando avevano ben altre dimensioni ed era possibile contenerli nell’incavo del braccio, cosa che poi diventa impossibile. Probabilmente il frigo è fatto apposta per questo utilizzo, e non me ne vogliano quelli che lo scelgono da incasso e lo occultano tra il resto dei mobili della cucina. Come fate a pubblicare le storie? Ci date dentro con le bacheche sul muro? A me non dicono granché e, anzi, fanno molto sala mensa con i comunicati sindacali, gli estratti del contratto con i passaggi salienti evidenziati e i certificati dei responsabili della sicurezza e pronto soccorso. Per fortuna il mercato degli elettrodomestici va in direzione ostinata e contraria e si focalizza sulla ricerca e sviluppo dei frigoriferi di design per tutte le tasche, in modo che la gente possa permettersi un contenitore per conservare cibi e storie fresche da ostentare a parenti e amici facendo pure un figurone. Fatevi un giro in un qualsiasi megastore e avrete l’imbarazzo della scelta. Esistono ancora addirittura in commercio quelli poverelli tutti bianchi che trovano sistemazione solo nelle seconde o terze case, nei circoli e nelle sedi delle associazioni e dei volontari e in qualche appartamento abitato da gente che preferisce non ricordare. Non che non siano dotati di superfici magnetiche, ma un frigo bianco nell’appartamento in cui si è registrata la propria residenza fa tristezza, lo si acquista perché uno vale l’altro e, di conseguenza, al massimo servirà per appuntare i bollettini delle spese condominiali. Non vi dico di acquistare uno di quei cloni anni 50 che costano un occhio della testa, per non parlare dei modelli giganteschi a due porte con l’Ice & Drink Dispenser del ghiaccio davanti che sono un po’ dei baracconi. L’importante è che sia minimamente colorato, assolutamente no-frost e pronto ad accogliere tutte le vostre storie illustrate, anche se sono solo per voi perché in casa vostra non vive nessun altro.