Anche quest’anno sono aperte le iscrizioni al mio corso “Parlare da soli ed essere persuasivi con se stessi” che, pensato su misura per i miei lettori, sia assidui che da una botta e via, vuole essere una valida alternativa alle numerose analoghe iniziative dedicate al public speaking come arma retorica di convincimento altrui. Non lo dico per tirare acqua al mio mulino ma la gente ne ha i maroni pieni sia degli imbonitori che del carisma come tecnica seduttiva di vendita e non ne può più di sentirsi parlare addosso da terzi. Cosa c’è di meglio di un soliloquio ad alta voce per ascoltarsi mentre ci ribadiamo le cose che da anni ripetiamo mentalmente? Ora, con l’attenzione che dedichiamo ai social network e con tutte le voci che si rincorrono nelle nostre teste dovute alle continue fonti di distrazione che con la scusa del multitasking stanno trasformando le nostre menti in un dispositivo multitraccia per la riproduzione simultanea di pensieri paralleli, non ci sono più scuse e l’unico vero modo per ascoltarsi è quello di parlare da soli e dirsi le cose. In macchina, sull’ascensore, sotto la doccia ma anche – e senza vergogna – per strada, sul tram e in tutti i luoghi pubblici in cui ognuno di noi sente l’esigenza di ritrovarsi tra la confusione della modernità. Il corso “Parlare da soli ed essere persuasivi con se stessi” è rivolto quindi a tutti coloro che si sentono privi del coraggio di affrontare gli altri rimanendo concentrati su sé stessi. A dirsi le cose ad alta voce non c’è proprio nulla di male e nessuno ha il diritto di considerarvi fuori di testa. Quante persone vedete al giorno sbraitare in auricolari bluetooth? Ecco, tra questo e parlare da soli non c’è proprio alcuna differenza dal punto di vista dell’impressione che gli altri ne ricavano. Invece, e lo imparerete seguendo le mie lezioni, c’è un abisso sulla resa nei confronti del proprio equilibrio. Potete seguire le mie lezioni dal vivo, in aula o singolarmente, oppure in streaming o on demand su internet, in modo da programmarvi un piano di studi personalizzato a seconda delle vostre esigenze. Se vi occorrono delle referenze sulla mia autorevolezza, chiedete a Teresa che, grazie al mio corso “La creatività urbana applicata all’arte di variare le abitudini quotidiane” ora si reca al lavoro ogni mattina compiendo tragitti differenti con i mezzi pubblici, grazie a un piccolo investimento nell’abbonamento ATM, o a al caro Virgilio che sta riscuotendo successo creandosi outfit con capi di abbigliamento acquistati nei supermercati, tecnica che ha imparato proprio dal sottoscritto. Le lezioni del corso “Parlare da soli ed essere persuasivi con se stessi” inizieranno a breve. Per maggiori informazioni contattatemi in privato.
formazione professionale
perdere un pezzo raro
StandardUno dei clienti più fedeli dell’agenzia è una scuola di formazione professionale, un’istituzione storica della città per la quale curiamo il sito web, realizziamo grafica per pubblicazioni varie e cataloghi ma, soprattutto, ogni anno di questi tempi, prepariamo la campagna pubblicitaria per le iscrizioni all’anno scolastico successivo. Così, verso i primi di luglio, ricevo la chiamata del responsabile dei corsi che mi chiede la disponibilità per un appuntamento presso la loro sede, per il brief. Il giorno stabilito, alla data indicata, quasi sempre nel primo pomeriggio, attraverso il centro di Milano a piedi per recarmi all’incontro, visto che si fa prima che con i mezzi. Alla riunione partecipano sia il responsabile dei corsi che l’ingegnere che dirige il centro, ultrasettantenne, liberale e davvero uomo di altri tempi. E ogni volta il brief è sempre lo stesso.
Gli aspetti su cui vogliono puntare per attirare i giovani studenti sono quelli, di lì non si scappa, al massimo c’è un elemento da porre in rilievo. Una volta sono i 160 anni della scuola, l’altra è il francobollo commemorativo, quest’anno è l’anno della chimica. E ogni volta mi viene chiesto di puntare su un linguaggio e uno stile per il loro target, che è sempre più distante da un certo tipo di formazione professionale. Ma io non demordo, è il mio lavoro essere creativo, e cerco di stupirli con diverse proposte. Una molto istituzionale, fedele al brief, a cui ne aggiungo una che fa sorridere, una trendy in linea con le scuole più blasonate (e costose), e una provocatoria. Lo faccio perché mi diverte e per tenermi in allenamento, anche se so già che sceglieranno quella molto istituzionale, con i colori e la scelta iconografica e il tono in linea con la storia della scuola. Quella in cui è evidenziata la parola “formazione”. Probabilmente non se la sentono di cambiare, occupano la loro nicchia, sempre quella, anno dopo anno.
E anche se mi piacerebbe poter sviluppare qualcosa di diverso, in fondo la prendo come una certezza, in un ambiente in cui non sai mai se il giorno dopo i clienti cambieranno agenzia o saranno acquisiti dal competitor giapponese per aumentare il marketshare distruggendo il patrimonio della concorrenza ma, ufficialmente, per fonderlo con il proprio, o non avranno più il budget per farti aggiornare i contenuti del loro sito o i video se li faranno fare centralmente e li distribuiranno sui canali italiani con una localizzazione – curata dalla corporate con copy del posto – imbarazzante. Le iscrizioni ai corsi, tutto sommato, vanno sempre bene.
Ma, quest’anno, qualcosa di veramente diverso c’è stato. L’ingegnere è diventato vedovo, ha perso la compagna di una vita e, durante il brief, non ha lesinato ricordi e aneddoti sulla moglie, che amava catalogare gli strumenti del laboratorio chimico di famiglia, veri pezzi da museo, e che stava riordinando soffitta e scantinato con l’intento di organizzare una collezione privata di reperti scientifici. Ora, nella mia grettezza, posso vantarmi del fatto che, a seguito della visione di Up, la vedovanza delle persone che trascorrono una vita insieme mi causa debacle emotive. E ho fatto fatica a trattenere lo sconforto quando l’ingegnere stesso, uomo di altri tempi, ha lasciato comprensibilmente trapelare un velo di commozione, ma solo un poco, in quel tempio della tecnica e della specializzazione professionale. Così porterò lo stesso la proposta che fa sorridere, quella trendy e quella provocatoria perché chissà, magari l’ingegnere ora bada un po’ meno al lato istituzionale delle cose.