Non vi sto a raccontare di mia nonna che mi ha tirato su e mi ha fatto persino da scuola materna, e inizio da lei solo per un mero ordine anagrafico. Mia madre che come tutte le vostre mamme ha il posto numero uno da sempre nella classifica delle cose belle del mondo e le sue sorelle che, quando si riunivano tutte insieme, noi cugini giocavamo con il Geloso a registrare le conversazioni e poi a riprodurle a velocità raddoppiata, e lo spasso non era certo per il timbro da “oggi le comiche” quanto per la densità di parole pronunciate contemporaneamente da tutte al minuto. Roba da record. Ecco, forse l’unico neo di questo quadretto famigliare sono le sorelle (le mie), qualche presagio lo si poteva cogliere già allora ma va be’, oggi facciamo finta di niente. Comunque poi ho frequentato scuole in cui il maschio era una bestia rara (più bestia che rara), presente in una percentuale pure irrilevante dal punto di vista dell’arricchimento umano del contesto (me compreso eh). Se vi raccontassi di certi colleghi di facoltà (ma in queste pagine ogni tanto compaiono, talvolta sotto falso nome) vi spaventereste. Dopo ho lavorato in uffici in cui ancora ho fatto parte della minoranza, sapete che certe aziende della comunicazione e pubbliche relazioni hanno quote rosa da maggioranza bulgara e la cosa è paradossale quando invece il settore in cui l’agenzia è specializzata è a predominanza maschile tecnica tendente all’ingegneristico. Un roba brutta vero? Tant’è che quando me li vedo incravattati e seduti alle riunioni mi chiedo ogni volta come sia possibile ritenere gli uomini interessanti e non ne faccio una questione di appeal sessuale perché, come potete immaginare, professo e incoraggio la massima libertà di orientamento. Ma se mi trovassi in una conferenza con manager dei sistemi informativi di istituti di credito, solo per fare un esempio, probabilmente a parte l’avvenenza fisica di questo o di quello, oggi facilmente individuabile grazie alla moda dei completi business slim fit, non vedo alcun motivo per cui cercherei un approccio con qualcuno dei presenti. E poi, detto tra noi, quando ti trovi a scambiare quattro chiacchiere, che palle. Poi davvero ho molti amici donne. Un tempo ne avevo di più, reciproci confidenti e sempre pronti a supportarsi in caso di bisogno. Qualche ex la ricordo poi ancora con grande piacere e se devo mettere insieme le persone più importanti della mia vita a partire dalla mia maestra, la mia prof di inglese alle medie, quella di italiano alle superiori, la mia relatrice della tesi di laurea il quadro è completo, per non parlare di mia moglie e mia figlia e, in parte, pure David Bowie che ogni tanto da donna si vestiva. E vi assicuro che questa non è una captatio benevolentiae tanto per dire qualcosa solo perché è l’otto marzo.