quando arrivano le modelle

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Qui in via Compagnoni ci dev’essere uno spazio o un qualcosa che ha a che fare con il settore della moda perché, quando Milano è fiaccata dalla Fashion Week – che poi non ho ancora capito quante settimane di questo tipo all’anno ci sono perché, a differenza di altre iniziative come la settimana santa, mi sembra che capitino più volte – dicevo che nel periodo in cui Milano è fiaccata dalla Fashion Week organizzano degli eventi, e quando esco dall’ufficio mi imbatto in una ressa che nemmeno sotto l’albergo che ospita le popstar in tour. Probabilmente si tratta di sfilate oppure qualche stilista che presenta la sua collezione, ma questo non giustifica l’assembramento di curiosi, appassionati o gente comune. Comunque è facile capire che c’entra con la moda dalla presenza di giapponesi vestiti in modi assurdi con macchine fotografiche del valore pari al mio RAL e fashion blogger inutilmente appariscenti e magri.

La zona poi si riempie di NCC che con i loro multivan parcheggiati in doppia fila intasano le vie adiacenti, considerando che occupano un volume che è il doppio di un mezzo normale. Scaricano le modelle, una per vettura il che la dice lunga anche sull’impatto ambientale di quella messinscena, e poi gli autisti – conciati come boss della camorra – fumano una sigaretta dopo l’altra aspettando che l’evento finisca. La gente che ingombra i marciapiedi e anche parte della via all’altezza dell’ingresso della location si mette in punta di piedi per accorgersi in tempo utile se c’è qualcuno o qualcosa che meriti di essere osservato.

Ognuno di noi ha i suoi preconcetti su una cosa o sull’altra, e se devo essere sincero a me tutto il battage e l’entusiasmo sull’alta moda mi è sempre sembrato sovradimensionato. Mi preme però aggiornarvi sul mio outfit nel momento in cui ieri ho attraversato quella folla di fans dell’abbigliamento: indossavo una polo Carrera rigorosamente a righe orizzontali acquistata al reparto vestiti dell’Ipercoop, pantaloni Esprit modello cargo con i tasconi collezione Banlieue 2006, sneakers Gola bianche e verdi numero 47 pagate 19 euro ai saldi dei grandi magazzini Bossi di Saronno. Malgrado questo, uno dei fotografi giapponesi è sembrato interessato alle mie scarpe se non altro per la dimensione e l’effetto del bianco ottico dovuto alle pozzanghere in cui ho camminato e che le hanno pulite come nuove.

Mi sono fermato solo per osservare un taxi che non riusciva a portarsi di fronte all’entrata, a quel punto tra auto e gente era tutto bloccato. Si è aperta la portiera posteriore ed è scesa una modella a dir poco spaziale. Il veterinario che ha lo studio proprio lì di fronte stava però conversando con una cliente e lo sentivo raccontare di rimedi di altri tempi ma non per animali. I trattamenti casalinghi della nonna, in pratica. Ho vaghi ricordi del bicchiere poggiato sulla pelle con la candela accesa dentro che consuma l’ossigeno per non so quale disturbo, o quelli che chiamavamo “fumenti”, che consistevano nel respirare vapori con l’asciugamano in testa, fino a un sistema radicale per debellare la tosse: si tagliava un pezzo di ramoscello di sambuco, lo si svuotava del midollo, si riempiva di camomilla e poi si fumava. Facevo le medie e non vi nascondo che con gli amici quello era uno dei divertimenti più in voga. Così, prima di allontanarmi da quell’assembramento da cui mi sono dissociato immediatamente, ho cercato di ravvisare qualcuno che camminasse “come un terza base”, è una cosa che ho appena letto in un libro di DeLillo e che mi piace tantissimo ma secondo me è un tipo di similitudine che, qui da noi, non funziona.

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Te ne accorgi a causa della presenza degli alieni in città. Presenza che probabilmente è costante anche in altri periodi dell’anno, ma se ti guardi un po’ in giro è più facile incontrarli. Si mischiano in mezzo a noi nelle ore del giorno; li vedi mentre vai al lavoro sui mezzi, li incontri per le vie del centro e no, con un rettangolo nero di pelle sottobraccio, da soli oppure in piccoli gruppi, modalità con cui risaltano ancora di più. Magari ho ragione io, e c’è stato un nuovo sbarco, l’ennesima astronave che li ha portati in visita qui a Milano, grazie alla Fashion Week 2011, in una specie di gita sociale interstellare. È encomiabile il loro tentativo di passare inosservati, tra noi terrestri, usando gli abiti che normalmente indossiamo, frequentando gli stessi bar in cui consumano sostanze di uso comune: caffé, cappuccini, cornetti. Ma come per i bambini del villaggio dei dannati, c’è sempre un particolare che li tradisce. Il modo di camminare, per esempio o, più di ogni altra caratteristica, la statura. Da un decennio circa, i loro tratti somatici sono sempre più simili alle nostre etnie caucasiche dell’est europeo, soprattutto per il genere femminile. Probabilmente si tratta di una processo evolutivo. E quando li incroci e non riesci a non guardarli, loro spesso abbassano gli occhi, consapevoli e pudici della loro diversità e del loro patetico tentativo di far finta di nulla, magari con le borse della spesa in mano. Ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo proprio questa mattina, sarà per via della settimana della moda. Metropolitana, linea rossa, ora di punta. Impiegati che vanno al lavoro e universitari diretti in facoltà, persone normali insomma. In mezzo alla carrozza, in piedi raccolte attorno all’apposito sostegno verticale, quasi a catalizzare di più l’attenzione, tre aliene – due chiarissime dai capelli biondi e una dai tratti fortemente orientali – con una mappa in mano a guardarsi tra loro, sicuramente spaesate in quell’accozzaglia di capelli bruni, stature mediterranee, persone normali. Noi terrestri sicuramente fuori forma, loro extraterrestri sicuramente fuori luogo.