per il bene comunque

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Sull’onda dell’entusiasmo per la storia locale e spinto dal desiderio di smentire chi mi taccia di misantropia ho aderito a un gruppo su FB dedicato alla condivisione di materiale rievocativo della mia città natale, per lo più ricordi personali e foto del passato. Ma quello che mi sta spingendo ad annullare l’iscrizione non è tanto la piazza virtuale di migliaia di persone che si è formata, un concetto molto anni novanta dell’Internet di Virgilio, Lycos e Altavista, per intenderci, quando l’umanità non aveva ancora dato il peggio di sé sul web e qualche speranza di un mondo migliore tutto sommato c’era. Ancora prima dell’uno punto zero e in un ambiente in cui la cosa peggiore che ti poteva succedere era di ricevere proposte di malcelato romanticismo da un nerd.

Quello che è davvero irritante è che chi posta inevitabilmente foto della Resistenza subisce gli insulti zotici di nostalgici dell’appeso a testa in giù. Viceversa, chi pubblica le foto delle adunate per la visita del futuro cadavere retroverso, giustamente viene sommerso di pesanti critiche da parte della componente opposta dotata di buon senso. Il punto non è chi ha ragione o torto perché, come avrete intuito dalla mia esposizione, è abbastanza ovvio. Il problema è che nel 2013 siamo ancora alla dicotomia fascismo e antifascismo, perché sostanzialmente esiste ancora, nel 2013, chi si definisce appunto seguace del mascellone al centro dell’ostensione di Piazzale Loreto.

Ora, trovare cause divisive in Italia è più facile che trovare preti in Vaticano, tanto per restare in argomento. Qualche esempio? Laici e cattolici. Astenuti, pensastellari, forzitalioti e piddini. Tutte le correnti del pd. Gente e ka$ta. Nord, centro e sud, ma anche regioni contro regioni, province e talvolta pure i comuni, le comunità montane, i quartieri tra di loro. Evasori fiscali e persone dotate di senso civico. Lavoratori dipendenti e tutti gli altri. Lavoratori del pubblico e tutti gli altri. Abbienti, ceto medio e poveri. Informati e disinformati. Proprietari di animali e podisti urbani. Automobilisti, possessori di carrarmati suv, ciclisti, motociclisti, pedoni e vigili urbani. Tifoserie calcistiche. Si tratta di una vera e propria parcellizzazione radicale ed esasperata della popolazione che si fa di tutto per alimentare, è la vecchia aria dei milioni di individui che danno meno problemi di una massa organizzata. Ci mancavano giusto le sigarette elettroniche e i social network a dare il colpo di grazia. No, scherzo, sono sicuro che ci saranno ancora occasioni in grado di imbruttirci ulteriormente. Chissà se alla base di tutto questo c’è proprio la madre di tutte le dicotomie che è esplosa poi con la guerra civile. Siamo teste calde, e il non aver ottenuto una giustizia all’altezza – non necessariamente vendicativa ma almeno esemplare – ci è rimasto qui.

Penso così ai tedeschi, tanto per cambiare, e a quanto sia stato possibile per loro ricompattarsi sia dopo la catastrofe bellica che dopo la riunificazione seguita alla fine dei blocchi est – ovest. Ma attenzione: l’unità di un popolo non dev’essere intesa come spinta a chiudersi in sé, rendersi autosufficienti e fottersene del resto del mondo. Quella è fuffa per esagitati nazionalisti che lascia il tempo che trova, a meno che non abbia uno spazio fintamente democratico per fare danni. Essere un unico popolo è più che altro accettare convenzioni tali che la società che ne deriva sia un bel posto in cui vivere con leggi, norme e buon senso condivisi, all’interno del quale dare il proprio meglio. Probabilmente altrove è così, e in uno stato maturo poi uno può anche coltivare con gli amici le sue passioni folkloristiche come andare a messa, venerare l’acqua del Po, frequentare sodali in camicia nera nel finesettimana o aborrire le proteine animali, ma si tratta di cose senza valore di fronte al bene comune, alla base di cui c’è il comportamento elementare che consiste principalmente nel non rompere il cazzo agli altri con le proprie manie.