No, non è un reportage di Studio Aperto, almeno non nelle intenzioni. Ma quando leggo di qualcuno afflitto da singletudine con l’aggravante del completo isolamento perché fresco fresco di scaricamento e quindi provato dallo status di eremita imposto dall’aver trascurato tutte le altre relazioni amicali in quanto completamente concentrato nella storia testé finita male, ecco io vorrei dirgli che invece nelle sue condizioni ci sono tantissime cose da fare e di contare fino a dieci prima di gettarsi a capofitto sul sito di avventure nel mondo o di passare al setaccio i contatti Facebook alla ricerca di un facile ripiego. Di un/una ex o di qualunque tipo di usato – anche sicuro – ci si pente nel giro di qualche ora in condizioni normali, o al massimo la mattina successiva dopo una bisboccia. Ma trascorrere addirittura le vacanze. Suvvia. Un po’ di amor proprio.
Ci sono tanti modi per trascorrere le ferie da soli. Potete organizzarvi un viaggio un po’ diverso dal solito, vi sconsiglio l’albergo perché non c’è niente di più triste, ma provate invece come fanno nel nord-europa. Non vi è mai capitato di incontrare persone da sole in tenda? Ricordo una giapponese che girava le coste della Sardegna in bici in affitto e uno zaino con un equipaggiamento minimale, un paio di short, una maglietta di ricambio, due costumi da bagno, materassino da yoga, igloo da un posto e poco più. Oppure compratevi un biglietto per una linea di pullmann internazionale e fatevi un viaggio in qualche cittadina di provincia europea. O ancora potreste trascorrere un po’ di tempo con i vostri genitori, a loro non può fare che piacere. Almeno credo.
Se decidete di rimanere in città ci sono tante cose da fare, a meno che non abitiate in uno di quei posti dove in agosto fuggono tutti. Musei, ville, cinema, tour in bici. A me piace visitare pedalando i quartieri quelli un po’ depressi, che in estate danno il peggio di sé. Cose che non posso che fare da solo, mia moglie è refrattaria a proposte di questo tipo. Bello anche andare a leggere un romanzo all’aperto, se non si muore dal caldo. Basta una panchina all’ombra e il gioco è fatto. Ma non c’è niente come starsene in casa, nella propria casa, e godersi una parentesi di solitudine. Almeno io ho fatto così l’ultima volta che mi è successo, una quindicina di estati fa. Avevo allestito tutto il mio set da tastierista collegato al pc, mi ero procurato intere collezioni di film (non porno, giuro) e telefilm che avevo perso in tv, libri in abbondanza, cibo e bevande in quantità da attacco nucleare. Ho passato così una decina di giorni a cavallo di ferragosto, uscendo solo per avere ristoro con il buio e staccare un po’. Se hai speso molto per costruire una vita con altri, a esperienza conclusa non c’è niente di meglio che dedicare risorse a ritrovare te stesso.