Leggi una e-mail di lavoro alle otto di sera del venerdì, la leggi per caso perché cercavi un’altra cosa e hai aperto la posta dell’ufficio, l’hai vista tra i messaggi in arrivo e non hai resistito anche se eri ufficialmente già in pieno weekend, bicchiere di Menabrea in mano, piattino di patatine, abiti da relax e pantofole e famiglia che sta per mettersi a tavola. Leggi la e-mail e scopri di avere avere fatto una cazzata di quelle colossali, una svista che nemmeno uno che ha iniziato a fare il tuo lavoro l’altro ieri. Uno di quegli errori da pivello a cui in altri momenti non dai peso, ma stai lavorando di brutto (e per fortuna, visti i tempi) e quando segui tante cose può capitare, e questo te lo dici per assottigliare la responsabilità. Hai preparato un pubbliredazionale che doveva essere di 3.200 caratteri e lo hai già fatto approvare da tutte le parti coinvolte, una delle quali è un colosso nazionale delle tlc che ha una trafila assurda di liberatorie per ogni cosa che deve essere pubblicata a suo nome, e che devi consegnare martedì. Il problema è che ti sei fumato il limite dei caratteri, spazi inclusi, e lo hai fatto lungo il quadruplo. Questa cosa ti sembra inamissibile e ti rovina la prima parte del finesettimana, perché non sai che fare per porre rimedio. Così ci rimugini tutto il giorno, prepari anche la versione ridotta all’ingombro richiesto. Poi scrivi l’esperienza sul tuo blog, pensando che la controparte legga la confessione, la consideri un’idea simpatica e originale per espiare la colpa e ti scriva un commento tipo “non preoccuparti, non sono certo questi i problemi della vita”. Ecco, un finale così potrebbe essere l’inizio di un nuovo corso, potrei anche pensare che qui dietro (dietro al monitor) c’è davvero qualcosa.