Non riesco a capacitarmi che esistano al mondo persone nate dopo di me. Questa visione egoriferita della realtà è controproducente per il mio lavoro: dovendo comunicare, uno dei fondamenti principali impone che il terreno su cui ci si scambiano informazioni sia lo stesso. Se devo trovare un testo creativo, per esempio le poche righe che lanciano un prodotto per una campagna pubblicitaria consumer, il bacino da cui la mia fantasia può attingere è composto dagli stimoli che si sono accumulati nella mia memoria durante il corso della mia vita per esperienza diretta, fino al momento in cui ci sto ragionando. Quindi tutte le cose che ho letto, visto e sentito perché accadute contemporaneamente alla mia esistenza. A ciò si aggiungono le informazioni su cose accadute prima che nascessi, e che comunque ho fatto mie pur non avendole vissute, bensì studiando, leggendo, ascoltando racconti, e così via. Questa categoria è però deficitaria e non attendibile, perché composta da ricordi non miei ma già interpretati dalla storiografia che può anche avere svolto a sua volta un cernita critica delle informazioni, escludendo quelle ritenute meno importanti a propria discrezione, in buona o malafede. Detto ciò, chiunque può cadere nell’errore di rivolgersi a persone più giovani con citazioni o richiami che all’interlocutore passano inosservati, battute che non fanno ridere e cose così, perché dipende dalle cose che chi ti sta ascoltando o ti legge conosce. Per andare sul sicuro, è meglio essere sempre aggiornati al meglio sul presente, per non rischiare di ridurre il range di individui in grado di comprendere il messaggio, tanto più se il messaggio in questione è commerciale ed è pensato per raggiungere il target più ampio possibile.
Ecco, tutto questo pippotto l’ho scritto unicamente per me affinché mi entri bene nella testa, per evitare che il manager che deve approvare la mia proposta creativa, che non potrebbe essere mio figlio ma di poco, rimanga un’altra volta con un’espressione a forma di boh di fronte alla parafrasi di un noto refrain di Donatella Rettore. Che poi io reputi Donatella Rettore un milestone pop fondamentale, di conseguenza il manager in questione un pochino ignorante, è un altro discorso, e lo tengo per me.