Ho fatto bene, ieri sera, a segnarmi proprio qui ma in brutta copia tutte le cose di cui devo occuparmi prima che scada anche questa nuova giornata. Ho utilizzato un supporto elettronico non tanto perché sono un fanatico della dematerializzazione né perché non avevo carta e matita a diposizione, quanto perché anche io come voi ho sempre qualcosa di acceso e di connesso davanti, solo la versione ingombrante però, niente smartphone né tablet. Sono abitudini vecchie a morire, per chi come me ha la conformazione fisica da portatile, ereditata dalla precedente esperienza pianistica. Quindi ho acceso il mio calcolatore tuttofare ed ecco il link diretto con il mio me stesso di un giorno fa, anzi nemmeno dodici ore di distanza. Romperai gli indugi e farai quella telefonata per sbloccare l’impasse con tizio? Stamperai la foto da ritagliare in forma ovale in modo che si adatti al portaritratti nuovo di tua suocera? Chiamerai il medico per capire da cosa nasce il senso di vortice che ti piglia verso le undici del mattino? E quella scocciatrice che aspetta la nuova versione del lavoro, insomma vuoi archiviare questa attività oppure no? Facile a dirsi. Mi vedo però dalla strada, è notte e fa freddo e io sono in casa, scosto la tenda dalla finestra e guardo fuori, come se fuori ci fosse questo momento in cui è già domani, mi sto guardando oggi mentre per rimandare ancora un po’ faccio melina, tanto lassù, in casa, ho già spento la luce e ho già preso sonno.