La crescita demografica ha subito un tracollo da quando si è consolidata nell’opinione pubblica la certezza che il livello di scontro tra adulti e giovani ormai ha superato ampiamente il punto di non ritorno. Complici i media, gli influencer e le stesse autorità che hanno soffiato sul fuoco a puro scopo strumentale, apparati comunque in mano agli stakeholder e alle lobby fortemente interessate. Consideriamo poi le numerose linee guida malcelate sotto una certa produzione culturale di qualità dubbia, diffusa e anzi favorita come unico linguaggio artistico popolare con finalità di coesione sociale mai portata a termine. Anzi, se è dilagato lo scontro generazionale è proprio a causa dell’esasperazione dell’uniformità: vecchi che si sentono giovani, e giovani a cui non è mai stata proposta un’educazione a come ci si deve sentire, hanno portato all’estremo il loro diritto all’autodeterminazione e quello a cui stiamo assistendo in questa fine di secolo ne costituisce la testimonianza più affidabile. Secondo le indiscrezioni di un portavoce della coalizione degli anziani per salvezza nazionale, la bozza del discorso di fine anno del Capo dello Stato addirittura contiene più di un invito a non darsi da fare per aumentare le fila dei ribelli e dei facinorosi. Meglio aspettare che la natura faccia il suo corso e che gli under-qualcosa si estinguano diventando over-qualcosa, ammorbidendo le posizioni radicali e quel senso di soffoco da mancanza di spazio nella società che li ha fatti imbestialire. Tra l’altro sono molti i casi di esacerbazione di questa psicosi collettiva, e i continui oltraggi subiti da pensionati e dagli utenti delle sempre più numerose strutture di ricovero specializzate hanno messo anche gli adulti di mezza età tutt’ora attivi nella vita economica sul piede di guerra, con tutti i rischi del caso. Ogni gesto sospetto scambiato tra ragazzi viene inteso come un segnale in codice: la condivisione di immagini di cani di razza sui dispositivi portatili, un modo poco ortodosso di legarsi la coda dei capelli con l’elastico, o ancora uno scambio di battute sulle opportunità di business mai prese in seria considerazione qui da noi, come quella di un servizio di telegrammi cantati.