Quelle navi lì, quelle che da un paio di giorni sono su tutte le prime pagine a causa di un evento luttuoso, io le vedo ogni volta in cui vado a trovare i miei genitori. Loro vivono in una città nel cui porto le imbarcazioni da crociera fanno scalo periodicamente. Ne avevo già accennato qui: fa un po’ impressione costeggiare il porto e passare a fianco di vettori così sproporzionati, grandi quando un quartiere, giganteschi animali marini meccanici pronti a sbarcare e a raccogliere i turisti che hanno scelto una vacanza così lontana dalla mia idea di viaggio. Un tour che tocca vere perle del Mediterraneo come la città in questione (immaginate qui una faccina ironica), centinaia di persone che poi percorrono le vie del centro fermandosi dinanzi alle vetrine di artigianato cinese, o scattando foto ai monumenti dall’intonaco incrostato di salsedine o al vecchio ospedale desueto e in rovina da quindici anni proprio nel mezzo della città. Nell’insieme sembra davvero una tragedia low budget e scusatemi, non voglio fare del cinismo gratuito. Metto in linea il format, le tappe in città da seconda divisione, il finale anacronistico come un naufragio nel Mar Mediterraneo e nel 2012 causato dalla volontà di rispettare una tradizione, e chissà perché mi vengono in mente Pinocchio e Geppetto che fuggono a cavallo del tonno dalla pancia dello squalo balena, nell’adattamento televisivo di Comencini. A loro sì che era stata data una seconda possibilità.