Proprio mentre il mio collega art director scartava dalla confezione, che solo quella già costa almeno un centone, un super mega mac nuovo di pacca di quelli con processori six core che non so nemmeno cosa significhi ma ci puoi far girare tutte le suite Adobe dell’universo con almeno due o tre istanze di Final Cut contemporaneamente e riprodurre musica e andare su tutti i siti internet che vuoi senza nemmeno un millisecondo di latenza, io mi amareggiavo constatando che l’ingresso delle cuffie del portatile che ho chiesto in agenzia, che mi serve per spostarmi in un’altra stanza quando i miei colleghi fanno casino o sbraitano nelle loro call in viva voce fottendosene di tutto e di tutti, non va.
Che già il portatile in sé è un pc entry level di quelli grigio-account manager dell’IT, avete presente? Ora che fanno tutte le superfici fighe e colorate ci sono una o due marche che ancora insistono con i crostoni che dieci anni fa erano considerati lo standard del computer aziendale. Quello che mi hanno comprato ha un processore medio che però con Outlook, Word, Spotify o I-Tunes e due o tre social accesi insieme già affanna un po’ provato o comunque ha le stesse prestazioni del mio computer che volevo sostituire, un mini-mac che dieci anni ce li avrà tutti ma che con 8 giga di ram tutto sommato fa tutt’ora la sua porca figura.
Solo che davvero, ho bisogno di isolarmi perché siamo in 7 in una stanza con millemila computer e monitor e se devo concentrarmi non è certo l’ambiente più adatto. Senza contare che le cuffie sono per me uno strumento fondamentale, sia per trascrivere le interviste audio che faccio per lavoro che per i video, che rientrano nelle mie mansioni. Ma soprattutto per ascoltare la musica che nove volte su dieci mi occorre come fonte di ispirazione o, per lo meno, come substrato su cui pensare le cose che devo scrivere. Se mi permettete una metafora, quando si facevano i graffiti alle elementari colorando con il pastello un foglio e poi passandoci sopra uno strato di nero per poi grattarlo via, ecco la musica in ascolto è quello strato di nero togliendo il quale riesco a comporre i testi per i clienti, che messo così sembra pure un lavoro creativo.
Ho segnalato il guasto ma non potete immaginare come ci sono rimasto male perché era lunedì (ieri) e avevo appena terminato di importare tutta la posta in Outlook che non vi dico lo sbattimento, poi tutti i file delle lavorazioni e le varie installazioni dei software che mi servono. Quindi alla prima prova sul campo, foglio di Word bianco aperto e mani pronte a scrivere l’ennesima marchetta, le cuffie con la musica ispiratrice hanno fatto cilecca. Ho provato e riprovato a smanettare nel pannello di controllo ma niente, dev’essere proprio l’ingresso rotto. E pensare che mentre ero in vacanza avevo sognato che il portatile che mi aspettava nuovo in ufficio aveva, al posto della tastiera, i quattro pulsantoni colorati di Simon Says, avete presente? La mattina mi ero svegliato di buonumore, l’idea di dotare un PC con questo sistema di periferica ludica mi era sembrata geniale. Ma c’è poco da ridere perché ieri sera, a casa, già sconsolato per il fatto che non potrò ascoltare la musica mentre lavoro, ho tristemente constatato che pure l’ingresso delle cuffie del mio portatile a casa è diventato improvvisamente difettoso. E così niente, mi sono fatto una tisana rilassante perché i grafici in ufficio da me da oggi avranno un potentissimo nuovo mac dedicato e io boh, tra casa e ufficio meglio non pensarci.
UPDATE: oggi funziona tutto. Misteri dell’IT. Meglio così. Chiedo scusa se vi ho allarmati inutilmente, la vecchia storia dell’al lupo al lupo, la sapete no?