correre via da una gabbia arrugginita

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Ieri era l’anniversario della morte di Ian Curtis e non mi è venuto in mente fino a quando non ho saputo del suicidio di Chris Cornell. Anzi, nelle prime ore la causa del decesso non era ancora stata provata ma il modo non conta. La gente muore nelle maniere più disparate e le star del rock non sono immuni, questo lo sappiamo dai tempi dei Joy Division, di Bob Marley, dei The Sound e poi dall’esperienza della scomparsa di Bowie. La fama rende eterni nello spirito ma non preserva i nostri corpi, e gli individui conosciuti alle masse per un motivo o per l’altro – sport, musica, politica, scienza, cinema, cultura – sono a rischio come tutti. Ma se pensiamo a quello che è passato alla storia come il grunge c’è poco da stare allegri: Kurt Cobain, Layne Staley, Scott Weiland e ora l’inconfondibile voce dei Soundgarden. Una strage, insomma. Ma non sono né la data né la sfilza di frontman storici degli anni 90 che non sono più tra noi a farmi riflettere.

Ieri sera pensavo proprio a certi aspetti che mi hanno sempre attirato dei Soundgarden, a partire dal modo di interpretare l’hard rock con quella venatura dark-punk che avevano solo loro (riascoltatevi “Jesus Christ Pose” per comprendere a fondo a cosa mi riferisco) fino a quanto fosse carismatico Cornell. Avevo la tele accesa su non ricordo che film quando è partito uno spot, come di sovente accade nelle emittenti commerciali. Si trattava di una pubblicità della radio R101 che mi era capitato già di vedere e mi spiace non averla trovata in rete perché vorrei tanto mostrarla anche a voi. Nello spot in questione si sente una voce fuori campo, uno di quei bei vocioni da speaker da pubblicità, che presenta R101 come la radio dei più grandi artisti e cita in sequenza Robbie Williams, Beyoncé, Rag’n’Bone Man e qualcun altro, forse l’immancabile Bruno Mars o i prolifici Coldplay ma potrei sbagliarmi.

Non so spiegare bene il motivo per cui questa pubblicità mi ha colpito. Ho riflettuto sul target, ho pensato a chi potesse rivolgersi. Se accendete la radio su qualunque stazione lungo la gamma delle frequenze, nel giro di qualche minuto state pur certi che Robbie Williams, Beyoncé, Rag’n’Bone Man, Bruno Mars e i prolifici Coldplay li sentirete tutti. Quindi l’obiettivo di R101 è quello di rassicurare gli ascoltatori: “state tranquilli”, sembra essere il senso. “Nei nostri programmi è tutto perfettamente in linea”. Dobbiamo forse pensare che su RTL, Montecarlo o Radio Deejay sono così trasgressivi da non mettere le canzoni del momento dei grandi artisti del calibro di Robbie Williams, Beyoncé, Rag’n’Bone Man, Bruno Mars e dei prolifici Coldplay?

Ecco, quella di R101 è una pubblicità che ci fa percepire l’effetto contrario di quello che ci vuole dire e, su gente come me, fa l’opposto. Se già non accenderei mai la radio su R101, questo messaggio mi ha dato la conferma. Ma il punto è che si spreca tempo ad ascoltare quella roba lì, si sprecano occasioni di curiosare tra l’enorme vastità di cose che non sono tutta quella roba lì, si fa un torto al genere umano e al suo intelletto perché è come mangiare ogni giorno un piatto di pasta al burro. Io non pubblicizzerei il fatto di essere omologato all’ignoranza, perché semmai è il silenzio, l’atto del non comunicarlo che induce la gente a pensare che io lo sia.

Urlerei ai quattro venti invece la mia differenza, il fatto che metto musica che non sono solo quei quattro gatti triti e ritriti lì, che c’è un sacco di arte da scoprire, e so che lo fareste anche voi. Non so perché ho collegato queste considerazioni a Chris Cornell, che comunque dal grunge ha fatto un bel passo nello star system per poi tornare recentemente alle origini con una reunion addirittura dei Temple of the Dog. Sarà che ogni volta in cui muore la musica, e succede ogni volta in cui uno come Chris Cornell si uccide o un’emittente con il potere di trasmettere le bellezze di tutto il mondo ci ricorda, come se non lo sapessimo, che non sa andare oltre Robbie Williams, Beyoncé, Rag’n’Bone Man, Bruno Mars e i prolifici Coldplay, un po’ mi spiace.

badmotorhouston

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Tra i numerosi tributi e omaggi resi dal mondo dello show business all’ennesima star passata a miglior vita, è il caso di Whitney Houston, di certo mai mi sarei aspettato Chris Cornell interpretare “I will always love you” in occasione di una raccolta di fondi per la campagna elettorale di Obama. Li accomuna la stessa estensione vocale, probabilmente.