Le opinioni degli impiegati della sede centrale e delle filiali di quella organizzazione che per semplificare chiamerò Chiesa mi interessano poco o niente. Non sono rappresentanti dello stato in cui sono nato, non fanno parte di un partito a cui sono iscritto, non sono una mia azienda cliente. So che fanno di tutto per influenzare l’opinione pubblica e la struttura stessa della società cercando di distribuire gratuitamente i loro prodotti soprannaturali, i loro preservativi per coscienze e a volte ci riescono perché hanno una forza vendita agguerritissima, ma, ripeto, non mi scalfiscono nemmeno un po’. Trovo sacrosanto (mi si perdoni il gioco di parole) che, dato il loro statuto, parlino secondo i loro princìpi, e parlano ai loro – come chiamarli? Adepti? Fedeli? Stakeholder? Elettori? Non parlano a me, e non nego che il fatto che i media, anche quelli di mio riferimento, dedichino titoloni e spazio alle esternazioni di condanna su pratiche sessuali, etica, comportamento, modelli di vita, mi urti e non poco. Vendola pecca più di Berlusconi perché è omosessuale? Sì, può essere, anzi, è il punto di vista di una corrente di questa organizzazione, giusto che la pensino così se è in linea con i loro valori. Ma non considero l’organizzazione di cui sopra un referente autorevole addirittura degno di confronto con una qualsiasi autorità laica e civile. Una comunità come tante altre, ecco, con una serie di portavoce come tanti altri. E a me – ripeto – non interessano le loro opinioni, non è il caso quindi di indignarsi per ogni idiozia che si legge in giro.