e che non ho niente contro chi vuole tentare la carriera solista e in gruppo, spero che però essi si rendano conto della loro diversità e di concetti quali maggioranza di persone che fa un lavoro serio e minoranza di sedicenti artisti che poi mettono addirittura da parte la loro integrità e si fanno tentare pure dallo sciòbizzz. Mi fa piacere anche che siano artefici con orgoglio del loro coming out e si svelino nella loro reale natura, quella sorta di deviazione che ne ha condizionato il normale sviluppo psicofisico tipico delle persone con orientamento normale verso attività, hobby e passioni più o meno retribuite e che si possono svolgere con ferri del mestiere più accessibili economicamente e, soprattutto, meno ingombranti.
Ma sia chiaro che è importante che siano consapevoli della loro diversità e che questa storia dei diritti civili fa acqua da tutte le parti. Perché se io sono un ragioniere e sono bravo a tenere la contabilità non ci sono cazzi, il risultato lo ottengo e porto a termine le mie mansioni secondo quanto previsto da contratto ERGA ho diritto a uno stipendio. Tu musicista che intanto lavori quando gli altri vanno a dormire non puoi pretendere uguale trattamento, tanto più che c’è sempre la variabile del gradimento. E cioè puoi essere bravo e creativo quanto vuoi, puoi aver conseguito tutti gli attestati e i diplomi ma se poi il pubblico ti fischia e non solo non si compra ma nemmeno si scarica i tuoi pezzi c’è poco da fare.
Che poi li senti nelle interviste e sembra che questi riescano a campare proprio di quello, gente che non sai nemmeno da dove venga fuori e chi ne apprezzi la musica. Prendi i Modà. Ora, premesso che ho molti amici che ascoltano musica, ma questi chi sono per salire sul palco dell’Ariston tra i big? E che razza di musica fanno? Chi sono e cosa vogliono dal Festival di Sanremo 2013? Non li vedreste meglio a comporre menu alle casse del Burger King? Nel senso che tecnicamente sono anche dotati, ma ragazzi, le loro canzoni fanno veramente cagare. Piuttosto gli Almamegretta, che loro sì fanno cose ricercate e danno l’idea di non voler disturbare più di tanto con il loro toni raffinati e da sottofondo mentre fai altro come andare a lavorare la mattina con i mezzi. Gli Almamegretta, che ci sono e non ci sono, hanno fatto album bellissimi poi hanno trovato altre strade ma si vede che non gliene importa, non hanno quel modo di sbraitare alla moda come i Modà, perdonate i giochi di parole.
Per questo mi piacerebbe che entrassero in azione due miei amici. Due agenti segreti. Uno batterista l’altro alle tastiere. Inseparabli. Hanno iniziato a suonare insieme e hanno continuato sempre nelle stesse formazioni. Sono bravi, eh, ma i più li ricordano per un’altra loro peculiarità. Facevano di tutto per farsi ingaggiare dai gruppi, entravano in forza dando il loro apporto e la loro personalità artistica che comunque era di spessore e ben rodata. Quindi, una volta assestata la nuova line-up, riuscivano sempre a far sciogliere in qualche modo la band, con una raffinata tecnica da kamikaze del buon gusto. I due, a complesso sciolto, poi ricominciavano altrove e via così. Una vera e propria macchina da bonifica sociale in grado di smuovere tutte le impurità sonore e rendere vane le velleità di giovani che, grazie a loro, alla fine hanno capito che era meglio rimettersi nell’ordinarietà delle esistenze più comuni e fare altro. Cose tipo scrivere sui blog.
La mia amica S. deve scrivere un pezzo su Sanremo, qualcosa che metta insieme, come è ovvio, musica, costume, gossip e così via. S. è la stessa fan di Morrissey che nel 1987 o giù di lì, ora controllo meglio (1), partì alla volta della cittadina rivierasca per intercettare il suo idolo, ospite straniero di quella edizione del Festival. E di episodi di quel genere me ne ricordo diversi. F. che sosteneva di aver soccorso David Gahan fattissimo o in preda a una sbornia colossale mentre vomitava per i caruggi di Sanremo (2), qualche anno prima. Ricordo anche M., un tizio buffissimo che era convinto di somigliare a John Taylor, che conciato in perfetto stile duraniano faceva incuriosire giornalisti e ragazzine isteriche sul lungomare durante i giorni del festival (3). Sui Duran Duran a Sanremo qualcuno scrisse pure un libro, faccio finta di non ricordare titolo e autrice per non essere accusato di dedicare la mia memoria solo ai ricordi più futili. Al diavolo il dovere di cronaca. Metto solo un link e la cosa finisce qui.
Ma torniamo a S. e al suo articolo. Le ho consigliato, in alternativa, di puntare più alla sostanza, se sostanza e Festival di Sanremo possono coesistere nella stessa frase, raccogliendo in una sorta di superclassifica (roba da supertelegattone) i prodotti più più originali che sono stati lanciati da quel palcoscenico. S., che dagli Smiths è passata nel corso del tempo a fenomeni sempre più estremi di musica alternativa, per darvi in pasto alcune perle di competenza vi butto lì gli Einsturzende Neubauten o roba alla Sigur Ros, mi guarda e storce la bocca. Ma sì, le ho detto, poi metti un lancio tipo “Sanremo 2011, ecco chi vincerà il Festival” (già, proprio come il mio), aggiungi un po’ di tag accattivanti (come quelle qui sotto), magari posti il link sulla pagina Facebook della tua testata, e il gioco è fatto. “Sì, ma non ho ancora capito a quali contenuti ti riferisci“. Già, S. è un animale da nicchie. Con calma, procediamo con ordine.
Pur lasciando perdere conduttori – a cui e di cui non si deve parlare – e coordinatrici di palco (per non usare il termine vallette), a memoria d’uomo (la mia, siete in una botte di ferro) ci sono decine di casi da riesumare. Mi riferisco a brani eliminati dopo la prima serata, ultimi posti, o anche brani e artisti di successo che è ingiusto snobbare solo perché presentati in quel calderone obsoleto e completamente avulso dalla realtà artistica e musicale italiana che è Sanremo. S. ha così scommesso che non ce l’avrei fatta a mettere insieme almeno 10 esempi, canzoni che lei potrà raccogliere nel suo articolo. “Tsk“, le ho detto. “Sei pronta? Accendi il registratore, andrò in ordine sparso“. Si va in scena. Visto il mio background (e la mia età), il periodo preso in rassegna va dal 1975, prima edizione di cui mi ricordi, al 2001, ultima edizione che ho seguito, più qualche eccezione vissuta di riflesso. “Considera però l’anno di uscita e il contesto, naturalmente“. L’innovazione è sempre relativa.
1. di Ruggeri – Muzio: Contessa. Cantano: i Decibel (1980)
Lo so. Ho iniziato con un brano classico e scontato. Ma non si era mai sentito un pezzo così e mai visto un look simile, in Italia. Da leggere, sul sito dei Decibel, la genesi del pezzo.
2. di Cocciante – Santandrea: La fenice. Canta: Santandrea (1984)
Una sorta di Giovanni Lindo Ferretti (chissà perché mi viene sempre da scrivere Giuliano Lindo Ferrara, mah.. sarò tratto d’inganno dalle iniziali?) in versione operetta, su base plasticosa italo-disco-wave anni ’80. Dimenticato presto, non da me, ricettacolo di pochezze. Ritornerà alla ribalta qualche anno dopo con il nome completo di battesimo (Rodolfo), autore e interprete della celebre “ho un’arancia nella pancia”.
3. di Abate: Cose Veloci. Canta: Garbo (1985)
Lo so (ancora). Su guggol digiti Garbo e Sanremo e ti viene fuori come risultato Radioclima, binomio certificato anche dai cultori e puristi. Una pietra miliare, certo, ma io preferisco questo brano dal piglio alla LLoyd Cole, più evoluto e maturo anche se meno wave e berlinese (nel senso del periodo di Bowie). Come per Radioclima, la critica gli ha riservato il fondo della classifica. Tsk.
4. di Fossati – Guglielminetti: Un’emozione da poco. Canta: Anna Oxa (1978)
“Anna Oxa conciata come una punk londinese”, dice un noto motivetto degli Offlaga Disco Pax. E chi non se la ricorda? Peccato l’involuzione e la discesa verso i meandri dello specifico sanremese, unico palco che l’ha vista davvero protagonista. Qui, era il 78, ci si aveva l’abitudine di bucarsi le guance con le spille da balia e di bucarsi le vene con altro. Il punk, quello estetico e modaiolo di Malcolm Mc Laren viene sdoganato anche nella più tradizionalista della tradizione canora italiana, in prima serata, sul Primo Canale. Ricordo di aver aspettato l’esibizione di Anna Oxa a Disco Ring la domenica successiva, e di essere stato premiato con lo stesso inizio di esibizione, spalle al pubblico. Questa sì che è trasgressione.
5. di Bissi – Battiato – Pio: Per elisa. Canta: Alice (1981)
Battiato in versione femminile. Fu amore a prima vista, soprattutto perché, studiando pianoforte, colsi la citazione colta. Non trovo il video di tratto da Sanremo, spero vi accontentiate di questo.
6. di Romano – Casacci – Di Leo: Tutti i miei sbagli. Cantano: i Subsonica (2000)
6 bis. di Castoldi – Urbani: L’assenzio. Cantano: i Bluvertigo (2001)
Il meglio dell’indie-rock anni ’90 sbarca al Festival, un’operazione di mercato riuscita che ha permesso a entrambe le band di proporsi a un pubblico diverso (e più ampio). L’innovazione non è tanto nelle due canzoni, piuttosto tendenti alla grande distribuzione rispetto agli standard dei momenti artistici migliori di entrambi i gruppi, quanto nell’accostamento con il resto della manifestazione. Samuel che balla come se fosse in un club, Morgan che indossa il basso con la dovuta calma. Momenti irripetibili, merito degli Amici e di altri Fattori (X) oggi più affini al gusto imperante tra i giovani.
7. di Marrale – Golzi, Vacanze romane. Cantano: i Matia Bazar (1983)
La svolta di uno dei gruppi più interessanti della canzone italiana culmina con questa esibizione. Un pezzo su cui si è già detto tutto e, tentando qualcosa, correrei il rischio di plagiare altri scritti. Lascio solo il link a una pagina dedicata a Mauro Sabbione, il tastierista che prese il posto di Piero Cassano e che contribuì in assoluto al periodo migliore della band. Questo, appunto. Mauro Sabbione (che peraltro sei mio amico su Facebook), se per caso leggi questo post, sappi che sei stato il mio principale tastierista ispiratore, insieme a Mick MacNeil e a Carlo Speranza.
8 di Gaetano: Gianna. Canta: Rino Gaetano (1978)
La popolarità di Rino Gaetano e di questo pezzo si è manifestata con un crescendo continuo, complici il periodo in cui venne composta, la perpetua attualità delle liriche di Gaetano, la sua riscoperta in pieno revival dei ’70, il karaoke, la nostalgia per la tv in bianco e nero (anche se le trasmissioni erano già a colori, ma solo per i più ricchi), la sua tragica scomparsa. La sua esibizione resta uno degli episodi migliori in assoluto nella storia del Festival.
9. di Avogadro, Borghetti, Fanigliulo, Pace: A me mi piace vivere alla grande. Canta: Franco Fanigliulo (1979)
Non vorrei passare per radical chic (di questi tempi, poi) ma questa è una chicca, a cui sono molto affezionato, nonché brano vincitore morale dell’edizione 1979. Tacciato anche di vilipendio alla religione, con un bell’errore voluto di grammatica nel titolo, il brano, apparentemente un tripudio di fricchettonaggine all’italiana dell’epoca, risulta essere una piacevole eccezione nel piattume con cui si riempiva il Festival in un periodo in cui la musica e la canzone erano davvero altrove (leggi nelle piazze. Forse il periodo, quello che ho appena scritto, era troppo lungo?). Come anomalo era Franco Fanigliulo, scomparso purtroppo prematuramente.
10. di Rossi: Vado al massimo. Canta: Vasco Rossi (1982)
Non mi è simpatico Vasco, per nulla. Ma vi assicuro che la sua esibizione, quella che avete appena visto, è stata una bella botta.
(1) Gli Smiths parteciparono come ospiti a Sanremo Rock, una manifestazione collaterale al festival, proprio nel 1987. Suonarono, in un ostentato playback, 4 brani tra cui Ask (gli altri 3 facilmente reperibili nei suggerimenti su youtube)
(2) I Depeche Mode furono ospiti nel 1986 con Stripped (e se non erro anche nel 1990 con Enjoy the silence, ma l’edizione a cui si riferisce l’autore è la prima)
(3) Era il 1985, non aggiungo altro. Qualcuno sa il perché.
(4) Se invece cercate qualche melodia più mainstream, il Post ha raccolto le 10 migliori canzoni di Roberto Vecchioni. Vado a sentirle.