Leggendo la lista degli incarichi per la formazione della nuova legislatura, mi viene da ridere. Ma si tratta di una risata isterica, perché ripenso ad alcune scelte dei precedenti governi. Castelli è stato ministro della giustizia. Già, Castelli. E ha ricoperto quella carica anche Mastella. Già, Mastella. Poi vabbè, la formazione che è appena stata licenziata è tutta una farsa e di certo non ci mancherà, una per tutti Mariastella Gelmini. Ma non dovrebbe essere sempre così? Voglio dire, la scelta dei ministri non dovrebbe sempre cadere su persone che ne capiscono di quella materia lì per la quale sono chiamati ad amministrare un Paese? Di fronte a scelte importanti la tecnica e l’esperienza dovrebbero supplire all’assenza di visione politica. In altri ambiti è un modo di dire che si usa, no? Dove non riesci “vai di tecnica”, o “ci arrivi con l’esperienza”. Che poi non è vero, perché una visione politica c’è sempre anche quando non è espressa a priori. E non sarebbe male che si formasse proprio con una sorta di metodo empirico: persone che lavorano per una finalità che è anche un’urgenza, da cui emerge un consenso e un’opinione pubblica a supporto (sempre che gli incaricati facciano le cose per bene), quindi la squadra si propone anche come modello politico e amministrativo per il futuro, una visione non a due ma a cinque, dieci, vent’anni, o il tempo sufficiente a farci dimenticare che abbiamo avuto Castelli alla giustizia. Già, Castelli. E che ha ricoperto quella carica anche Mastella. Già, Mastella.