Ho passato molte giornate, in passato, a rifugiarmi in questo genere di letteratura scritta e cinematografica quando le cose della mia vita non filavano per il verso giusto e così cercavo il punto di inizio di tutto. Andavo indietro con la storia e risalivo fino alla Resistenza, a quello che avevo imparato a scuola grazie alla mia maestra e a ciò che vivere in un’epoca ancora de-berlusconizzata in cui certi valori – a mio giudizio a ragione – erano fuori discussione aveva trasferito a generazioni come la mia. Non so, saremo stati sin troppo indottrinati, ma nulla mi toglie dalla testa che saltato quel background comune è andato in vacca tutto, repubblica compresa. Così mi stordivo di storie di altri tempi, Vittorini e Pavese su tutti, per riappropriarmi di quella consapevolezza che tutto sommato qualsiasi cosa possa accadere di questi tempi non è poi così grave, basta guardarsi indietro. L’equivalente cinematografico di libri come “Senza tregua” o de “Il partigiano Johnny” erano film del calibro di “Achtung banditi” di Carlo Lizzani, doppiamente interessante perché oltre a parlare di liberazione racconta i fatti di Genova che, come sapete, in quanto ad antifascismo non è seconda a nessuno. Almeno non era, ora non so. E niente, oggi Carlo Lizzani è morto, a 91 anni ha deciso che basta. Sono certo che ci siano film suoi più indimenticabili, ma, lo sapete, ognuno ha la propria sensibilità e la pensa un po’ come gli pare.