L’uso di by nel naming di negozi, catene, ditte e varie amenitĆ professionali nell’accezione di “a cura di”, “sotto il patrocinio” o “ideato da” ĆØ ormai una costante della nostra civiltĆ sebbene non sia cosƬ anglofona, ma se prima ho scritto “naming” anzichĆ© “nel modo di nominare” ĆØ perchĆ© ci piace fare gli stranieri, figuratevi a uno come me che da grande vorrebbe diventare uno scrittore americano. Comunque alla centesima Fiat che sorpassi in autostrada con la carrozzeria firmata “by Tony Fassina” e ti immagini l’omino in tuta blu nell’officina con i calendari tutti zinne e chiappe che, terminata la sua opera, si munisce di pennello e tavolozza per siglare la sua opera d’arte, ti viene in mente che l’anglismo fa un po’ sorridere con nomi e cognomi cosƬ spudoratamente italiani, spesso del sud, e se vi sembra una prospettiva a torto oltranzista provate a dare un’occhiata alle insegne al neon dei parrucchieri, sulle porte a vetri dei negozi di abbigliamento che si manifestano orgogliosamente indipendenti dalla morsa dei franchising. Tutti quegli esercizi destinati a scomparire che ci tengono che sciampiste e quei gran geni dei nostri amici che loro sanno cosa fare e sanno come aggiustare perchĆ© con un cacciavite in mano fanno miracoli, possano dichiarare di guadagnarsi il pane nel loro by qualcosa. Cerchiamo di raccoglierli, allora, tutti questi by, facciamone un’enciclopedia per renderci conto di quanto siamo produttivi, imprenditori, esercenti. PerchĆ© anche un semplice “di” ci sta bene, la preposizione semplice alla fine ĆØ la morte sua e, se non ci credete, provate a vedere un vecchio caro dizionario partecipato come questo. CosƬ una ragione sociale come “L’Isola della Moda” sarĆ seguita da “di Samantha” rigorosamente con la acca, e almeno un problema ĆØ risolto. Resta solo quello del modo di chiamarsi che hanno le persone, un ostacolo che, purtroppo, sarĆ sempre peggio e tanti saluti. Anzi, by by.