Ogni volta in cui qualcuno scrive una canzone si consuma dell’energia da qualche parte perché è così che funziona, niente si crea dal nulla. Anche la musica quindi ha una sua componente di sostenibilità che non va individuata solamente nell’elettricità consumata per far funzionare ampli, mixer, casse e strumenti elettronici. Ci sono infatti composizioni più o meno energivore. Quelle che nascono dentro l’estro dell’autore necessitano solo dell’energia necessaria a mettere in moto tutto il processo creativo. Come certi motori delle auto elettriche, l’energia si auto-genera mentre la canzone prende forma e viene subito impiegata per le fasi successive. La canzone si completa quindi così come nasce e siete veramente green se non subisce lavorazioni intermedie in grado di snaturare la materia prima. Non sono pochi infatti i casi in cui, da soli o con altri, ci si prodiga per far diventare la canzone un’entità diversa dal modo in cui è nata. Possiamo tranquillamente parlare di “genere” come succede per gli esseri viventi: maschio o femmina o transgender e tutte le vie di mezzo che ci sono. Anche per la musica succedono cose simili. Non avete idea, per esempio, di quanto può consumare una composizione composta secondo una procedura cosiddetta “a tavolino”. Avete presente quando ci si mette d’impegno per realizzare un prodotto in un modo o in un altro? Facciamo un pezzo commerciale, un pezzo ballabile, un tormentone, una canzone d’amore, un pezzo per Sanremo, una musica sperimentale, un ritornello facile, il potenziale jingle per lo spot di una compagnia telefonica. In ognuno di questi casi sembra che sparisca una porzione di foresta amazzonica grande quanto la superficie degli Abbey Road Studios. Se volete essere utili al pianeta, partorite i vostri pezzi come nascono senza intervenire con artifizi anche se non siete nessuno e, magari, il potenziale jingle per lo spot di una compagnia telefonica può tornarvi utile almeno dal punto di vista del tornaconto. Pensate piuttosto a una canzone come questa qui sotto che è non è da ballare, da urlare o da associare a BMW che corrono silenziose lungo sentieri a strapiombo su fiordi immacolati. Certo, né voi tantomeno io siamo i Blur, ma sono pronto a scommettere che a qualcuno in quel quartetto gli è venuta talmente di getto che, anzi, un po’ di energia poi è stata poi riciclata e impiegata anche per stampare il booklet del CD.
Blur
due nuove canzoni dei blur
Standarde
more blur, come in photoshop
StandardE per celebrare l’evento, che chissà se avrà un seguito, stamattina sono uscito così, in pieno clima 90’s. Uno dei tre cd è “artificiale”, dai uno su tre è una buona media, indovinate quale.
brit post
StandardToh, i Blur, ai Brit Awards 2012.