Ci sono quelli che il bilancio di fine d’anno lo fanno a fine anno, appunto, e non mi riferisco certo alle classifiche dei dischi più ascoltati, quelle le lascio a chi non ha un cazzo da fare (vedi post precedente) o ai più competenti di me in fatto di musica (vedi post ancora più precedente). Ovviamente scherzavo, non conosco nessuno che ne sappia più di me di musica (questo non toglie che esistano persone più preparate di me in ambito musicale che non conosco). Scherzo anche qui. No, mi riferivo alle persone che a fine anno chiudono la contabilità: una lista del dare, una dell’avere, e calcolano gli utili. Non mi sto a dilungare sulle possibilità, ognuno di voi avrà già archiviato anni di crescita, anni di crisi, anni orribili. Io appartengo invece alla categoria di persone che il bilancio lo fanno prima delle vacanze estive, per motivi di chiusura aziendale alla vigilia della seconda settimana di agosto, in modo da avere un periodo di preparazione alle nuove sfide più lungo e meno pregno di celebrazioni religiose. Che senso ha poi guardarsi indietro prima di andare a sciare? Quindi boh, tra qualche giorno cambia solo il numero in fondo alla data, inizia il periodo più lungo senza ponti o feste e soprattutto il vero divertimento, quello di bearsi di quella impercettibile frazione di luce in più quotidiana all’uscita dall’ufficio, il cielo di un colore diverso, ogni sera sempre un po’ più chiaro e un po’ più tardi. Inutile valutare le prestazioni ora, si passa dal via ma è solo un tempo parziale.