Quello che vi porterete a casa dopo un soggiorno ad Amsterdam, oltre alle canne ben nascoste nella crema per il corpo, oltre al ricordo di Van Gogh, ai bulbi di tulipano e alla curiosità per le procaci ostentazioni della femminilità commercializzata secondo una regolamentazione inconcepibile per i parametri all’interno dei quali, noi europei del sud, manifestiamo a suon di manrovesci il rispetto alle nostre donne, comprenderà almeno una foto rappresentativa della densità dei parcheggi per bici nei pressi della Amsterdam Centraal Station, tipo questa per intenderci (l’ho fatta io veramente nel 2014).
Io che vado in bici e prendo il treno ogni giorno impazzirei per ricordarmi dove l’ho lasciata e, una volta riconosciuto il punto, impazzirei nel tentativo di riprenderla e portarla fuori da lì. Probabilmente estrarre il proprio mezzo da quell’ammasso di lamiere è un’attività che dura più del viaggio stesso verso l’ufficio. Ma questo mare di due ruote lasciate incustodite dai loro proprietari mi ha fatto riflettere anche sulle opportunità per chi le ruba. Secondo me in tutto quel casino puoi agire indisturbato, non vi pare?
Qui da noi i numeri sono di tutt’altra scala. Nella velostazione del mio paesello allo porte di Milano quando ce ne sono una cinquantina è già tanto, ma questa penuria (indice di scarsa attenzione all’ambiente rispetto agli amici olandesi) non costituisce un deterrente per i ladri di biciclette. A me di bici me ne sono sparite tre e sempre nello stesso posto. Una perché una mattina non l’ho chiusa, si era bloccato il lucchetto e pensato che per una volta non sarebbe successo niente e invece mi sono sbagliato. La seconda perché ho legato la ruota davanti e, alla sera, della bici ho trovato solo la ruota davanti legata. Il terzo caso invece si è trattato di un furto a tutti gli effetti, con la dignità del furto a tutti gli effetti e la catena tagliata come burro.
Ma non spariscono solo bici. Come per la auto, il mercato dei singoli pezzi è quasi più fiorente e indice di un rapporto più vantaggioso tra rischio e compenso. Quindi tra una bici e quella successiva spariscono fanalini, selle, manubri, ruote, cestini, contenuti di cestini. Alla mia amica Roberta è successa però una cosa ancora più particolare. Non le hanno rubato nulla, anzi, una sera al ritorno ha trovato un libro nel cestino che subito l’ha sorpresa, pensando alla dimenticanza di qualcuno o a un esperimento di book crossing tra pendolari. Poi ha letto il messaggio scritto a penna ma non firmato dietro alla copertina, una cosa che a me è sembrata un po’ così ma che lei ha definito un’oasi di buoni sentimenti in un mondo di abbreviazioni sui socialcosi. Un ammiratore segreto che ti lascia un romanzo dalla trama anche piuttosto esplicita con il rischio che qualcuno se lo prenda al posto della destinataria. Vedete, se fossimo come gli olandesi cose come queste non potrebbero verificarsi, ma forse gli olandesi sono meno romantici di noi italiani, chissà.