mi fai stare bene

Standard

Non c’è nulla di personale da parte mia contro Biagio Antonacci, comincio così queste futili righe di pensieri per mettere le mani avanti, e dal momento che fare gaffe è una mia specialità ci tengo a mantenere i buoni rapporti con tutti. Consideratela una forma di prevenzione per commenti di fan invasati scritti in caratteri maiuscoli e zeppi di punti di sospensione e punti esclamativi, tipo “CHI SEI PER CRITICARE BIAGIO…… NON VALI NEMMENO LO SPORCO DELLE SUE DITA DEI PIEDI!!!!11!!1!… PRIMA DI SPARARE SENTENZE INFORMATI!!!!11!!”. Il rischio di chi ha un hobby come il mio (sì, posso considerarlo un hobby) è di trovare sui propri passi qualche setta o singoli cani sciolti pronti a insultarti gratuitamente quando esprimi pareri personali perché sai che chi ti legge solitamente la pensa a grandi linee come te, quindi ti esponi liberamente convinto di poter ricevere solo encomi.

E la cosa bizzarra è che con Biagio Antonacci pratico una sorta di negazionismo, nel senso che nego la sua esistenza perché vi giuro non saprei dirvi un solo passaggio di una sua canzone tantomeno cantarne un refrain. Il titolo stesso del presente post, omonimo di un suo successo, l’ho trovato su Wikipedia, e l’ho usato perché mi sembrava attinente a quello che volevo esprimere. Biagio Antonacci mi risulta talmente anonimo che non escludo di aver potuto ascoltare qualche suo successo passato da quelle emittenti radiofoniche specializzate in nullità locali, ma così sui due piedi, senza fare un minimo di ricerca in rete, mi trovereste completamente spiazzato. E mi succede con pochi, gente del calibro di Gatto Panceri, Dolcenera o quegli avanzi di Amici o di X-factor tra i quali è raro trovare il personaggio in grado di emergere. Si, lo so, siete inorriditi nel veder il vostro idolo che comunque deve essere in attività da anni (confermate?) alla stregua di un qualsiasi vincitore di talent.

E sapete come so che c’è gente che è fan di Biagio Antonacci? Ho assistito in diretta a una serie di telefonate di una collega che prima ha concordato tutta fremente l’acquisto del biglietto di un suo concerto, poi ha preso accordi in modo eccitato il giorno stesso per recarvisi, quindi ha commentato dinanzi a tutti, parlando con un interlocutore misterioso, sperticandosi in lodi la performance il giorno dopo, e a giudicare dalla voce roca doveva aver supportato il suo beniamino vocalmente per l’intera durata della scaletta, e lì per lì mi sono chiesto come abbia fatto a non confondersi. Ma oggi, finalmente, la prova del nove: passo a fianco di una automobile in coda a un semaforo, la musica dentro a tutto volume con i finestrini chiusi, e una donna che canta a squarciagola interpretando perfettamente la sofferenza della melodia. Non capivo la struttura del pezzo, e grazie a mia moglie ho appreso che si trattava di un brano proprio di Biagio Antonacci. Io lo stavo confondendo con Nek, pensate un po’, e quando ho saputo la verità ho appurato che Biagio Antonacci, rispetto a Nek, è ancora più da sfigati.