cosa resterà di questi anni duemilasedici

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Gli archeologi un giorno si chiederanno il perché di tutte questi fatti concentrati nel 2016. Quelli meno avvezzi alla scienza e più orientati alle teorie occulte cercheranno spiegazioni negli astri o in qualche testo profetico tornato in auge nel nuovo medioevo in cui la civiltà occidentale era piombata all’inizio di quel millennio nuovo fiammante che era il terzo. Altri, e se potessi vederli all’opera potete stare certi che mi trovereste dalla loro parte, individueranno nell’esperienza di eutanasia di David Bowie con cui si era aperto quell’anno bisestile il vero #day1, il presagio più nefasto, l’inizio della fine o comunque una porta che il Duca Bianco ha soltanto scostato leggermente, spalancata poi a spallate dalla furia del vento del cambiamento che dopo ha travolto ogni cosa.

Ma vi lascio liberi di consultare gli almanacchi dell’Internet o qualche saggista più autorevole del sottoscritto per compilare una lista degli avvenimenti tragici o curiosi del 2016 da postare sui vostri socialcosi la notte del 31 dicembre, se proprio non avete nulla di meglio da fare. Ricordatevi che poi sarete costretti a elencare voci per tutto il resto dell’anno successivo, così dice la vulgata. A me preme solo mettervi al corrente di quello che è successo da un certo punto dell’anno 2016 in poi, e a essere precisi dalla mattina del 10 di agosto.

La mattina del 10 di agosto è stata recapitata la e-mail sul mio smartphone che mi ha cambiato la vita. Non era la notifica degli otto milioni di Euro vinti grazie a una lotteria a cui non ho mai partecipato, che è uno dei miei sogni più proibiti. Non era una lettera di una mia parente stretta e alcolizzata per comunicarmi l’intenzione di trasferirsi a casa mia, che è uno dei miei incubi più ricorrenti. Le parole che ho letto e che conserverò per tutta la vita, almeno fino a quando la posta elettronica di Google non chiuderà i rubinetti, mi hanno informato di un cambiamento sulla sfera personale inequivocabile. Una cosa dell’altro mondo, davvero. Una svolta da prendere così senza pensarci troppo a lungo, con un vantaggio annesso che aveva dell’incredibile: prima di quella rotatoria esistenziale, ci sarebbe stato giusto il tempo per fare quello che volevo fare da sempre e che, manco a dirlo, non lo saprete mai.