tutti muti come pesci

Standard

La penalità indotta dai logorroici al cinema seduti nei due posti poco più in là quando la sala è deserta, d’estate è soggetta all’upgrade per i sistemi operativi outdoor e si attiva nella summer version, ovvero i logorroici in spiaggia. Che, inutile dirlo, sono italiani nella maggior parte delle volte, tanto che ciò che potrebbe costituire un rumore di sottofondo acquista valore irritante anche nel contesto. Per una portata dannosa che rientra ampiamente nella casistica delle rotture di cazzo. I logorroici in spiaggia sono italiani ma con una marcata inflessione dialettale che aumenta il fastidio altrui, perché subito ti viene da pensare che oltre a rompere il cazzo questi, a scuola, che gli hanno insegnato. Il livello di istruzione infatti è elevato e chi ama parlare di sé lo specifica già nei primissimi minuti della conversazione soprattutto nel caso di curricula scolastici che hanno portato a lavori molto esclusivi. Italiani che vivono e lavorano all’estero progettando cose stranissime come ventole per motori di aerei a non so che cosa, ma malgrado l’inglese tecnico che è poi la lingua ufficiale delle multinazionali di ogni dove, questi hanno un accento così marcato che sembrano testè usciti dai quartieri spagnoli. Comunque nell’arco delle tematiche che, partendo da sé stessi, tocca tutta la gamma di figli e parenti di primo grado, tutti molto fortunati e anche un po’ invidiabili, non c’è posto per l’interlocutore che rimane steso a terra dalla meraviglia di un case study umano così fortemente connotato nella modernità. Sul lato opposto, i logorroici d’antan invece sono gli ingegneri meccanici di altri tempi che probabilmente si stanno scambiano segreti industriali nei minimi dettagli e con una foga progettuale encomiabile, come se la natura ma anche i corpi nudi femminili stessi di cui questo paradiso del mediterraneo pullula non contassero davvero nulla di fronte a una biella o a robot antropomorfo. Là dove elettronica e ingegneria si incontrano il ferragosto assume i contorni di una giornata di lavoro come le altre, un popolo di mariti che non si cura delle mogli che, lasciate sole, subiscono le angherie di truppe di infanti come transfert dell’assenza di un padre che fa fare i tuffi e costruisce castelli di sabbia. Ma non fatevi distrarre da drammi famigliari che non saprete mai come andranno a finire e, tutto sommato, non sono affari vostri. I logorroici da spiaggia non sono fonte di storytelling personale ma sono causa di odio verso il genere umano, la chiacchiere dovrebbero farsele in privato, in spazi appositi, magari riflettendo sul fatto che parlare di più a casa mette al riparo il casuale vicino di ombrellone. Se in montagna è un buona creanza quella di usare un tono sommesso per non guastare la quiete delle cime, al mare dovrebbe essere un dovere, quello di portarsi un libro e permettere, in silenzio, la lettura al prossimo che il libro ce l’ha davvero.