Caro Andrea Ceccon, la mia stima acritica e motivatamente campanilista per il tuo genio è testimoniata dal fatto che ad appena pochi giorni dalla scoperta del tuo nuovo progetto, i Rusenenti, ho già sognato un paio di notti fa una vostra esibizione, forte di una ripresa sommaria testé visualizzata su youtube a documentare un vostro concerto. Nel sogno eseguivate un adattamento di “Firestarter” dei Prodigy per strumenti acustici e in lingua italiana, il cui titolo era “Attaccabrighe” che poi dovrebbe essere il suo significato vero, molto più attinente e appropriato del letterale “colui che appicca incendi”. Ricordo persino il testo delle strofe, una serie di nonsense con diverse rime tipo “sono un attaccabrighe/ho anche una maglia a righe”, oppure “sono un attaccabrighe/che suona solo gighe” e ancora “sono attaccabrighe/se tu sei attaccabrighe” fino alla scontata “sono un attaccabrighe/che attira tante fighe”. Tu seduto dietro ai tamburi tenevi il ritmo, che nel pezzo originale è in intruglio di campionamenti anni 90, e cantavi con il ghigno beffardo che ti porti dietro sin da quando insultavi cameratescamente ma mica tanto una delle voci più atroci della tua celebre band a cappella, che davvero lì in mezzo con quel cognome non si poteva rispettare per un cazzo. Prendi così questa visione onirica come un fruttuoso presagio e metti in repertorio la cover di “Firestarter”, potrebbe essere davvero la svolta e ti prego, la prossima volta che mi compari in sogno anche se non sei morto dammi qualche numero da giocare, per vincere e diventare milionario. Prometto di investire sui Rusenenti e sul loro primo singolo in vetta alle classifiche – anche dell’entroterra genovese – dal titolo “Attaccabrighe”.