Probabilmente R. quel giorno indossava i soliti jeans logori dalla maniacalità tipica di certi bambini come lui, che a 11 anni si fissano su un capo d’abbigliamento e lo mettono ininterrottamente, finché mamma non lo lava di nascosto. E a metà maggio, e c’era il sole, ne sono certo, in Liguria è praticamente estate. Quindi una t-shirt, siamo nel 1978 e ancora non si chiamano t-shirt, bensì magliette con le maniche corte, e le classiche scarpe da tennis blu scamosciate con tre righe arancioni su ogni lato.
Probabilmente R. è appena tornato da scuola e ha già divorato il pranzo, quando ottiene il permesso di scendere in strada per comprare qualche bustina di figurine all’edicola in piazza. Sì, fa caldo, e dopo pranzo la via è deserta, secondo consuetudine. R. si mette in fila dietro al signore in maniche di camicia e coglie il dialogo con l’edicolante, una donna barbuta che indossa sempre buffi cappelli colorati. La radio è accesa, un cronista aggiorna da chissà dove. L’edicolante barbuta consegna in mano le monete di resto all’uomo in camicia. “Ci vorrebbe la pena di morte, altro che”. L’uomo fa un cenno perplesso con la testa e si allontana con la Settimana Enigmistica.
Probabilmente R. sceglie qualche pacchetto di figurine per fare cifra tonda con il denaro avuto in regalo dalla nonna, li sceglie a caso per diminuire le possibilità di trovare doppioni secondo una personale quanto aleatoria teoria statistica. L’edicolante barbuta intanto presta attenzione alle news, siamo nel 1978 e ancora non si chiamano programmi di news, bensì Giornale Radio. “Ci vorrebbe la pena di morte”, ripete a R. che però non capisce, è in estasi per la consistenza delle bustine raccolte da un elastico giallo, teso intorno. Niente resto, quindi, se la cifra è tonda. Giusto.
R. si avvia verso casa, il vizio di specchiarsi nella vetrina della rivendita di pasta fresca si sta trasformando un atto quasi involontario. C’è un po’ di vento, come al solito. R. si infila su per le scale, il contrasto tra la luce e la fresca oscurità dell’androne genera sempre il rischio di sbagliare la misura della prima rampa, più alta delle altre. Poi via, fino al quinto piano senza ascensore.
A casa la tv è accesa; la nonna di R. segue la diretta del ritrovamento di un cadavere eccellente nel retro di una Renault 4, raccontato da un volto familiare, uno di quelli che aggiorna all’ora di cena il bollettino di guerra per le strade. R. inizia la procedura scaramantica di apertura dei pacchetti, l’album quasi ultimato sulle ginocchia, seduto sul divano. “Ci vorrebbe la pena di morte”, sentenzia anche la nonna, tornando a lavare i piatti.
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