Preparatevi perché se non passeranno le adozioni per le coppie non omologate secondo gli standard vigenti e prive della certificazione ISO ETERO-1 (me la sto inventando, cosa credete) ci sarà almeno il via libera per quelle arbitrarie e non legate necessariamente alla normativa dell’istituto giuridico competente. In poche parole anche gli adulti potranno farsi prendere in carico dalle famiglie che vorranno aderire all’iniziativa e utilizzare con orgoglio il cognome dei nuovi genitori. Se è provato che questa procedura non causerà il tanto temuto fuggi fuggi di quelli che a trenta o quarant’anni suonati si allontaneranno dalle proprie radici perché non si sono mai riconosciuti nella visione alla base dell’educazione a cui sono stati soggetti, sta di fatto che persone di mezza età veramente in difficoltà potranno trovare rifugio, conforto e anche sicurezza presso coppie oramai in pensione ma ancora integre nella loro componente autoritativa. Certi eterni giovanotti mollaccioni orfani di reduci da bagordi sessantotteschi, lotte di piazza, ammucchiate da libero amore e porte della percezione spalancate come cancelli scolastici al momento della campanella, potranno farsi un secondo percorso filiale con neo-papà ultra-attempati ma in odore di cavalierato del lavoro, croci militari e trofei di caccia grossa impagliati in bella mostra nelle sale biliardo, nostalgici della disciplina e, perché no, con qualche malcelata simpatia per orbace e pugni di ferro dai guanti di velluto lisi e consumati. Saranno ammessi anche casi di figli adottati da genitori più giovani degli stessi, d’altronde che problema c’è? Ho più di una coppia di amici a cui mi affiderei volentieri per una nuova esperienza di crescita e apprendimento dello spirito di responsabilità. E se non siete convinti dell’idea, che comunque sarà approvata a larga maggioranza e trasversalmente a tutti i partiti politici, pensate alla fiacchezza di una società in cui nessuno è stato più educato per cavarsela da solo. Pensate all’uomo forte. Pensate a una moltitudine di adulti a cui nessuno ha mai insegnato a non strascicare i piedi. Che vizio. A fianco della consultazione referendaria sull’adozione arbitraria propongo un secondo quesito sotto forma di sondaggio. Strascicano i piedi di più le donne o gli uomini? Quando percepisco uno strascicamento di suole chiudo gli occhi e scommetto con me stesso per avere poi sempre ragione, tanto nessuno non lo verrà mai sapere. E se non ho dubbi è grazie a parenti di primissimo grado di sesso maschile con cui ho condiviso un appartamento per un paio di decenni che si sentivano arrivare da un capo all’altro della casa. Così, come me, c’è pieno di gente pronta a farsi adottare da amici o conoscenti facoltosi, educati, sportivi, dai gusti raffinati e con una mentalità lungimirante, orientati all’uso di calze antiscivolo in ambiente domestico e pronti a trasferire codici comportamentali altrettanto sani.
adulti
da grande
StandardDovremmo ricordare ai nostri figli, quando non vogliono andare a scuola e tirano in ballo i mal di pancia o i disturbi più improbabili per starsene a casa, di fidarsi di mamma e papà quando gli dicono di godersi il tepore dei doveri dell’infanzia perché di impegni e responsabilità di fronte alle quali purtroppo non c’è scelta, loro davvero non ne capiscono un cazzo. Potete anche dirglielo senza l’uso di parolacce ma il risultato non cambia.
Cosa sono un paio di maestre dalla marcata pronuncia meridionale che ti danno l’impressione di studiare a Secondigliano, qualche compagno che ti prende in giro perché hai i brufoli ma è inconsapevole della pericolosa situazione famigliare che gli stimola quell’ignorante cattiveria e che gli delinea un futuro ricco di disagi o il dover stare fermo dietro il banco per ore con le scarpe di gomma rispetto a maturare i cosiddetti due coglioni spropositati in un girone infernale in cui la stessa attività, gli stessi processi e persino i gesti quotidiani e le parole da usare si protraggono in un eterno presente tendente al raggiungimento di uno status di assistito dal welfare, mera illusione considerando che ancor prima di non esserci nulla dopo la morte avremo la consapevolezza che non c’è nulla dopo il raggiungimento teorico dell’età pensionistica?
Cari fanciulli, se leggete queste righe, fidatevi di zio plus1gmt e smettetela con i capricci. Cercate il più possibile di diluire la giornata, che già avete la fortuna che a voi il tempo passa con regime differente dal nostro e se ogni ora di geometria o ogni spiega – come dite voi – sugli Etruschi dura il quadruplo è perché è una fortuna, una specie di magia che nessuno è mai riuscito a spiegare e che quando varcherete a ritroso la soglia dell’aula magna con l’alloro sulla fronte, tronfi della vostra lode accademica, svanirà come i peggiori incantesimi disneyani. Perché se un giorno si troverà il sistema per fare cambio, come quei film in cui padri e figli si trovano improvvisamente l’uno nel corpo dell’altro, state attenti perché rischiate grosso.
com’era quel paragone tra le stagioni e le età dell’uomo?
StandardLa temperatura, quando sale, gioca brutti scherzi. Il caldo è un alleato nel complotto che si perpetra nei tuoi (tuoi in generale, sia chiaro) confronti. Prendere il treno dà più fastidio, camminare è più faticoso, la pazienza è agli sgoccioli, se devi ancora partire metti la polvere della tua vita grama sotto lo zerbino della coscienza, se sei appena tornato sei infastidito il doppio per quella polvere da pulire sotto lo zerbino della coscienza di cui ti eri dimenticato e te la prendi con il te stesso di tre settimane prima. Ma non è sempre così grigia.
Quando hai un po’ di tregua capita che senza rendertene conto d’improvviso ti rilassi in eccesso e crolli addormentato, ovunque ti trovi. Sei seduto su una panchina sotto un albero al momentaneo fresco, c’è pure una brezza, e prima di accorgerti che in quel momento non c’è proprio nulla da temere, i bambini a cui stai badando sono a zonzo in bici e non c’è nessuno che viene a rivolgerti la parola, serri le palpebre e cadi. E assistendo da fuori a una scena del genere, cercando di rispolverare anche solo per un istante il metro di giudizio di un giovane, un adulto che sonnecchia in pieno giorno su una panchina lascia un po’ così, perché quando si è ragazzi si dà per scontato che i grandi seguano un modello comportamentale rigorosissimo. Siano adulti, appunto.
E solo quando poi si consegue la patente di maturità si ha il diritto di andare dietro le quinte della vita dei nostri modelli, e magari scopri che c’è uno zio che ha fatto trascorrere una vita da inferno a tua zia tradendola in tutti i modi possibili e, oltre il danno la beffa, una volta rincoglionito dall’età ha accusato sua moglie di tutte le nefandezze che le ha inferto lui, confondendo e sovrapponendo la sua vita su quella della sua vittima. Ma quando eri giovane era il padre dei tuoi cugini, questo poteva bastare.
Così tiri un sospiro di sollievo se te la stai cavando bene, e una pennichella di fronte a un nutrito gruppo di adolescenti non è certo la fine del mondo. Basta quel pizzico di vergogna che subentra al torpore del sonno nel momento in cui la testa ha un sussulto e cerchi di ricomporti. Quando si è grandi le responsabilità sono una adiacente l’altra come piastrelle. Ma con tanto di fughe nere, interstizi in cui ci si deve cimentare con tutte quelle emozioni di cui da adulti ci si vergogna e tutte le tracce di sporco che quelle emozioni hanno lasciato colare proprio lì, ed è con l’olio di gomito che si trascorre quella parte della vita – la seconda – che non c’era poi tutta ‘sta voglia di raggiungere. Così da un pubblico totalmente immaginario, perché con così pochi anni non catturi l’attenzione di chi ha ben altro a cui pensare, si passa all’avere spettatori impietosi che stanno ad aspettare il colpo di teatro comico per metterti alla berlina. Come appisolarti all’ombra nel mezzo di un pomeriggio di estate.
la metà fisica
StandardPoi arrivi a un’età in cui sei perfettamente equidistante da due poli. Da un lato hai i genitori e la schiera di zii paterni e materni e i suoceri piuttosto anziani, o molto anziani, e dall’altra ci sono i figli piccoli. Ogni estremo con le sue peculiarità e sue esigenze, le sue domande, i comportamenti da assecondare e quelli da favorire, e tu sei lì in mezzo, in equilibrio su una fune. Perché nel frattempo ci sei anche tu, non dimentichiamolo, che devi vivere, sei nel punto più elevato della curva della tua esistenza. Puoi guardare tutto dall’alto dei tuoi valori massimi, hai il completo dominio del piano cartesiano sottostante. Ma c’è chi ti tira da una parte perché vuole attenzione. Chi ti tira dall’altra perché ha bisogno di essere compreso. E ciascuno esige il comportamento più appropriato. Alla fine il rischio è cedere al bipolarismo emotivo, ti spacchi in due metà perfettamente congruenti sul filo del presente, e non rimane che una linea su cui orientarsi per un mero avanzare lungo il proprio percorso. In teoria tutti i tuoi sforzi dovrebbero essere rivolti a chi risulta più vulnerabile, ai più indifesi. E non sempre sono quelli con meno anni. Ma non ci sono vie di fuga, la responsabilità a cui siamo chiamati non lascia scampo. E chissà, forse senza il riferimento di questi pesi bilanciati rischieremmo di schiantarci sull’asse delle ascisse.