Siamo giunti al culmine della civiltà dell’abbreviazione, ora la crisi pervaderà anche questo aspetto del presente e, raggiunto il fallimento, potremmo ripartire dedicando il giusto tempo necessario a ogni cosa. Vezzi quali gli acronimi, i tiny url e lo stile di scrittura da codice fiscale più di così non possono essere ridotti, a meno di non assegnare a una cifra alfanumerica ogni parola ed esprimerci in una sorta di linguaggio crittografato, ma la vedo dura, troppo sforzo mnemonico per la nostra fase involutiva. Ci vedete a dire cose tipo as345yy per chiedere al tavolo a fianco nel bar se il petto di pollo è altrettanto congelato al centro come il nostro o, per rimanere nell’ambito della comunicazione scritta, accennare solo i suoni principali della parola per indicare la parola stessa, immagino già i fraintendimenti. Ma poi a quale pro? Velocizzare tutto per anticipare i tempi come se quello che sta per succedere dopo fosse un qualcosa di terribilmente eclatante, la svolta del secolo e invece non è affatto così, è un altro presente come quello appena archiviato, alla fine se ne vivranno tantissimi, più che in ogni altra epoca, ma la qualità rimarrà invariata e la quantità resterà in un cloud indefinito per i posteri che nel frattempo avranno chissà quale sistema operativo e il cloud sarà abbandonato nello spazio, come un satellite rotto che costa troppo riportarlo sulla terra e smaltirlo o, per fare un esempio conosciuto, come una batteria dell’automobile lasciata in un parcheggio di notte. State tutti tranquilli, non succede mai niente, non vi perderete nulla a rallentare un po’. Ricomponete le vostre parole, ridate loro le vocali e le consonanti che gli spettano, ma rimettetele al posto giusto, mi raccomando.
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