Se avete seguito il commovente tributo realizzato da Pif in occasione del concerto dedicato a Franco Battiato dello scorso settembre all’Arena di Verona, trasmesso su RaiTre ieri sera, sarete rimasti sorpresi da come amici, colleghi e collaboratori del maestro lo abbiano descritto. Non mi sarei mai aspettato che Battiato fosse un giovialone e un amante delle barzellette, per dire. Le sue liriche mi hanno sempre trasmesso austerità, speculazioni filosofiche, a tratti persino supponenza tendente a prendersi gioco dell’ascoltatore medio attraverso i celebri nonsense sui quali la critica, da sempre, si dibatte a spremere significati. Mai avrei pensato che potesse andare d’accordo con gente del calibro di Jovanotti o Morgan o Celentano, per dire. E lo so, sono ignorante e solo ieri ho scoperto che hanno a lungo collaborato insieme ma, come sapete, io con gli ascolti ero fermo a “L’arca di Noè” e poi avevo ripreso, decenni dopo, con i vari “Fleurs” che, comunque, già mi avevano stupito per il fatto che uno come Battiato si mettesse a reinterpretare composizioni altrui.
A parte questo, il programma di Pif mi è piaciuto tantissimo, e se ve lo siete persi potete recuperare su RaiPlay. Anche il disco pubblicato a seguito del concerto non è niente male. Si intitola “Invito al viaggio”, è uscito da qualche settimana e, se non volete comprarlo, è disponibile su Spotify. Nell’album ci sono diverse tracce che non sono state trasmesse durante il programma in tv e che, invece, a parer mio, avrebbero meritato più di altre. Forse è stata data la preferenza all’intensità del rapporto tra chi le ha reinterpretate e Battiato, o forse c’erano dei problemi di diritti. Vai a saperlo. Per esempio “Strani giorni” cantata da Cristina Scabbia e Davide Ferrario, o “Aria di rivoluzione” rifatta da Maroccolo, Aiazzi, Chimenti e Brotto, “Io chi sono” di Alice (peraltro, trattandosi dell’artista forse più vicina a lui, due pezzi suoi ci stavano alla grande), “Oceano di silenzio” cantata di Finardi, e soprattutto “Summer on a solitary beach” di Luca Madonia. Se era un problema di tempo avrei omesso l’inutile Jovanotti, Morgan con tutti i suoi ego o gli stonati Colapesce e Di Martino.
Non solo. Mai avrei pensato che Battiato fosse uno che chiama al telefono una come Emma Marrone, un concorrente di una trasmissione del livello di “Amici”. Ma, in generale, non credevo che Battiato fosse uno che ti chiama al telefono tout court. Eppure in molti, anzi quasi tutti, hanno dichiarato di aver ricevuto chiamate da Battiato la mattina presto o a qualsiasi ora del giorno e della notte, ricevendo inviti a raggiungerlo a pranzo, a cena, in spiaggia, nella sua casa al mare. Mi è venuta persino in mente quella volta in cui bevevo una birra con il mio amico che suona la batteria con Roberto Vecchioni e ha avuto l’idea di telefonare a un nostro comune vecchio amico, fan di Vecchioni, dicendogli che gli avrebbe passato al telefono Roberto, cioè io che mi chiamo Roberto, perché erano diversi anni che non ci sentivamo. Ma il nostro comune amico non pensava che fossi io al telefono ma, appunto, Roberto Vecchioni. Così quando ha capito che invece ero io ci è rimasto male e ci sono rimasto male anch’io, perché comunque erano anni che non ci sentivamo e il fatto che sia rimasto deluso perché ero io e non Roberto Vecchioni vabbè, insomma, ci siamo capiti.
Durante il programma in tv mi sono invece chiesto che effetto possa fare ricevere una telefonata da Battiato. Adesso mi cagherei addosso, come tutti voi, perché sembrerebbe una puntata di “Ai confini della realtà”. Anzi, sapete che vi dico? Quando era in vita doveva essere un’esperienza forse ancora più metafisica di ora che Battiato non c’è più.