santigold – the keepers

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i cloni più eclatanti della storia del pop

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Indovinate di chi.

punk’n’roses

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Tra  il punk e l’hard rock c’è di mezzo il grunge, su questo siamo d’accordo tutti. Anche se alcuni ingredienti sono gli stessi, timbri decisi, toni forti, voci roche e tanto tanto distorsore, la differenza balza alle orecchie. Ma è stato proprio il grunge a confondere le prove, perché ai tempi del punk originale nessun metallaro avrebbe ammesso ascolti di gente che non sa suonare, mentre grazie al grunge è stato sdoganato quell’approccio un po’ cazzone tipico dei Ramones, per esempio. Ma, e più volte lo abbiamo appurato anche su queste pagine, quello che viene classificato come punk da due decenni a questa parte è suonato da musicisti tecnicamente più preparati e quelle trame a volte naif dei primi tempi come chitarre scordate, tutti fuori tempo, cantanti stonati sono andate perdute, in alcuni casi addirittura a clic in cuffia. E alla fine, e non si spiega il perché, storiche e veterane band hard rock hanno accettato nel loro repertorio anche rifacimenti di pezzi punk, ma si sa che il tempo stempera gli asti reciproci e si tende ad apprezzare aspetti di epoche lontane che gli integralismi post-adolescenziali mai ci avrebbero permesso di accettare. Poi, passati venti o trent’anni, pensi che tutto sommato anche quello che disprezzavi non era male. Avete mai sentito per esempio i Motorhead cantare i Sex Pistols? L’avreste mai detto? Un tempo i fans degli uni e degli altri se le sarebbero date di santa ragione. Io mi dissocio, naturalmente, da queste contaminazioni e a supporto della mia tesi vi suggerisco come esempio “New rose”, cavallo di battaglia dei Damned di Dave Vanian, rielaborato con una tecnica stucchevole dalle montagne di amplificatori di Slash e soci. Troppo perfettini per nostri gusti, nevvero?



vicini ma irraggiungibili

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Pochi cantanti non sopporto come Lucio Battisti. Forse Zucchero ma la lotta è dura. Vuoi la supponenza con cui siamo abituati a vederlo pervaso, in bianco e nero con il dolcevita o il foulard al collo nei programmi d’epoca. Vuoi la diffusione capillare delle canzoni del sole, quei fucking tre accordi zappati sulle corde della chitarra che so fare anche io. Vuoi la presenza forzata nel repertorio di qualsiasi musicista da pianobar – e io lo nacqui – che al momento di arringare alla folla le sue rime trite e ritrite erano le uniche conosciute da cani e porci – con il dovuto rispetto, eh – e quindi la scaletta non poteva esimersi dal comprenderlo in lungo e in largo. E infine la svolta intellettuale post-mogol che boh, voglio dire se ho bisogno di ermetismo fine a se stesso al limite ripiego su altro, Battiato è il primo che mi viene in mente. Quello che non reggo poi è la sovraesposizione estiva nei palinsesti televisivi pubblici, quando c’è da coprire un buco o da tirare tardi e non ci sono idee né risorse per programmi nuovi ecco che dal nulla parte questo o quel presentatore che lascia il microfono e la scena a momenti claustrofobici come quello sotto, che già farebbe venire caldo in macchina al freddo di novembre mentre torni a casa con la nebbia e il riscaldamento che nella centoventisette a malapena era stato inventato e una sbornia triste dopo che la fidanzata ti ha lasciato. Figurati con gli anticicloni africani in casa e le vacanze ancora da fare. Che poi ti rimane in testa tutto il giorno.

the invisible – wings

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mi piace ma non è il mio genero

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Il padre della mia ragazza mi sta sul cazzo perché è presuntuoso e poi fa cose strane. Ho notato che quando ci accompagna in auto da qualche parte passa il tempo del viaggio a fare zapping con l’autoradio finché non trova una stazione che trasmette canzoni che piacciono a lui e a quel punto ho come l’impressione che voglia sfidarmi a colpi dei suoi gusti perché se ne infischia se chi è lì non gradisce. Sa che suono e ho un gruppo e vuole far pesare il fatto che anche lui è stato un musicista e ha una conoscenza del settore davvero impressionante, questo lo devo ammettere, sembra che non abbia mai fatto altro nella vita che scaricare musica di tutti i tipi o acquistare vinile dagli Stati Uniti per compensare in qualche modo il senso di colpa provato. Ma non posso fare alcuna obiezione perché è il padre della mia ragazza e ho paura che lei se la possa prendere visto che gli è così affezionata. Sono molto uniti, hanno passato un casino di tempo insieme ma ora lui deve mettersi in testa che sua figlia è grande e ha una sua vita privata. Il guaio è che finché non ho la patente non posso accompagnarla ai concerti, e secondo me lui ci porta perché così può entrare senza vergognarsi di essere il più vecchio, ha la scusa di essere in nostra compagnia ma non è mai successo che è rimasto fuori. Anzi, si mette in fondo ma balla e non si perde un pezzo. Loro due ascoltano più o meno lo stesso genere e io mi sono dovuto adattare, anche se certe cose proprio non mi piacciono.

Poi è successo che un paio di settimane fa senza dirmi niente lei gli ha fatto avere la demo che abbiamo finito di registrare il mese scorso, voleva fargliela sentire a tutti i costi ma io no perché non mi interessa il giudizio di un adulto che è così distante dal nostro modo di vivere la musica. Gli altri del gruppo dicono che invece è perché temo il suo giudizio ma non è vero. Insomma che la mia ragazza gli ha passato i file ancora caldi dal mixaggio e poi me lo ha detto e subito mi sono incavolato ma ormai il gioco era fatto. Lei era convinta fosse stata una buona idea, io mica tanto. Così dopo qualche giorno sono passato a prenderla per uscire e al citofono lei mi ha chiesto di salire. Era sabato e c’era suo padre in casa che mi ha detto siediti che ascoltiamo i tuoi pezzi insieme. Ero imbarazzatissimo, volevo dirgli che non era proprio il caso e sarei corso via di lì se non avessi rischiato di fare una pessima figura con tutta la famiglia, c’era anche sua mamma che anche lei non è una che mette a proprio agio chiunque. Mi siedo e lui armeggia con il remote controller del suo sistema multimediale, che è perfetto finché non deve ascoltare i suoi vinili che mi domando chi ci sia ancora nel 2020 che si compra i dischi a parte lui. Parte il primo pezzo, l’atmosfera si fa gelida, vorrei chiedergli di abbassare il volume perché trovo fuori luogo che una persona di quell’età ascolti musica così. Poi il secondo, che secondo me è il migliore, e lui inizia a dondolare il collo e fa un gesto che non capisco cosa significhi, probabilmente è un modo di dare l’approvazione che si usava quando era giovane lui. Con il terzo si è sollevato dal divano e ho notato che si muoveva a ritmo, non è che stesse ballando ma ogni piccolo gesto lo faceva a tempo anche se la canzone è in sei. Passata anche l’ultima pausa prima della quarta canzone, quella con cui si conclude il nostro EP, che le pause sono le peggiori perché c’è il silenzio e per fortuna durano solo un paio di secondi, si è seduto accanto a me, ha annuito con il capo, mi ha guardato e mi ha chiesto se ci serviva un tastierista.

la vedo nera

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Poveri deathmetallari o gothic-brutal-epic-symphonic-quelchel’è costretti a cercare rifugio dietro a colonne e pensiline per riparare il loro pallore epiteliale dalle angherie funky-reggae-latin del caldo di questi giorni. L’estate è così cinica nel rovinargli addosso l’inadeguatezza dello loro divise di stagione, e li insegue uno ad uno mentre cercano scampo per le vie trascinando gli anfibi che un discutibile compromesso gli consente di calzare slacciati sugli stinchi. E oltre che là dentro, i raggi solari si insinuano tra le lunghe code di cavallo con cui uomini e donne raccolgono i capelli sulla nuca, sotto la tracolla del tascapane nero sulla spalla, intorno alle magliette sulle quali il sonno della ragione musicale ha generato mostri del rock e alle bermuda con i tasconi di cui le linee guide ammettono l’uso lasciando scoperte le ginocchia ma solo perché si tratta di un caso eccezionale che lo dice anche Pino Scotto in tv. D’altronde non ci si può sentire in un modo quando fa freddo perché i propri beniamini vengono dai ghiacci del nord e perché fa comodo e poi mandare a monte mesi di ascolti impossibili solo perché il sudore costituisce una minaccia sociale. Il buco nell’ozono e il global warming sono però una realtà, checché se ne dica, e in qualche modo occorre far fronte. Cari deathmetallari o gothic-brutal-epic-quelchel’è, date tregua a voi stessi e evitate le ore di punta quando la massa commerciale si riversa sui mezzi pubblici, che già c’è abbastanza da soffrire così.

tu sei sempre mia anche quando vado via

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Tormentoni estivi ce ne sono stati tanti, almeno uno o due per ogni stagione. A memoria d’uomo potremmo ricordare insieme “Self control” di Raf o “Ti amo” di Umberto Tozzi o ancora “Vamos a la playa” dei Righeira fino a “Waka waka” di Shakira. Benché il concetto stesso di tormentone sia un tormentone in sé, tutta questa foga nel trovare un capro espiatorio assegnabile al delitto di allineare esistenze in stand-by sul lettino di uno stabilimento balneare vittime di mesi di stenti io non l’ho mai capita. L’ozio obnubila la mente e costituisce in realtà il principale deterrente alla tintarella, questo per dire che se ti metti a raccogliere pomodori sotto la canicola, anche con la radiolina accesa, ti abbronzi di più. Ma se per ovvie ragioni di influencing – come si usa dire oggi – debbo esprimermi per l’uno o per l’altro disco per l’estate, la mia preferenza va a un motivetto che cantavo a squarciagola inseguendo una dodicenne come me, lei su una Graziella verde, io sulla mia Olmo Forestal, il modello con il cambio a tre velocità. Eravamo un po’ innamorati, forse, e quel motivetto rimase in testa alle classifiche per tutta l’estate vincendo pure il Festivalbar. Anche grazie al nostro amore più che acerbo (e mai consumato).

death disco – the Beginning of everything

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Fantarock: libera la musica che c’è in te

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Dopo anni di Fantacalcio, dopo decenni di Fanta e basta – sapevate che è stata inventata in Germania e poi acquisita dalla Coca Cola americana dopo la Seconda Guerra Mondiale? – ecco il passatempo per chi al pallone virtuale preferisce cuffie, volume a manetta e tanta immaginazione, oltre al fondamentale tempo da buttare via: il Fantarock. Come si gioca? È semplicissimo. Analogamente al giochino preferito da tifosi e amanti del calcio e che riunisce intorno a community on line e in carne e ossa, collettive o limitate a contesti definiti, uomini e donne di ogni dove, questa versione più nobile e intellettualmente evoluta consiste nell’acquistare per finta musicisti di gruppi o session man di ogni tempo e paese per dare vita a formazioni rock immaginarie. Si possono formare band inventate di sana pianta o più agevolmente, partendo da un gruppo a propria scelta, costruire la line up che più ci soddisfa a seconda delle propria inclinazione. Qualche esempio?

I Clash sono il mio gruppo preferito“, sostiene Claudio P., 42 anni, geometra di Lucca e fantarocker incallito dal 2008, “ma nelle registrazioni dal vivo ho sempre avuto l’impressione che con una sezione ritmica più incalzante il sound dei miei beniamini sarebbe potuto essere più grintoso“. Nel suo dream team del Fantarock, i Clash annoverano alla batteria nientepopodimeno che Dave Grohl, agguerritissimo batterista dei Nirvana poi chitarrista e cantante dei Foo Fighters. “Con Dave dietro i tamburi i Clash hanno ottenuto una marcia in più, perché spinge al massimo il resto della band e permette a Joe Strummer e soci un approccio punk rock più moderno“. Certo, musicisti come Dave Grohl non costano poco nei tornei di Fantarock organizzati. “I polistrumentisti come lui sono i più richiesti, ma sono riuscito ad aggiudicarmi l’asta on line battendo sul tempo i migliaia di partecipanti che volevano accaparrarsi Dave per gruppi molto meno importanti del mio e in cui l’ex spalla di Cobain sarebbe stata di certo sottoutilizzata“.

Ruggero S., uno studente romano che ha dichiarato di trascorrere sul Fantarock la maggior parte del suo tempo libero, è invece partito da zero per mettere insieme un ensemble di tutto rispetto. “Adoro il timbro vocale di Michael Stipe ma a malapena sopportavo le schitarrate e i mandolini con cui veniva sommerso nei REM“, ci confessa Ruggero, “così ho scambiato Peter Buck con Tom Rowlands e Ed Simons dei Chemical Brothers – uno strumentista d’altronde vale molto di più di gente che sta dietro ai computer e fa finta di suonare – e ho ottenuto un risultato davvero originale, roba da non credere“.

Insomma, le possibilità e le combinazioni messe a disposizione dal Fantarock sono davvero illimitate grazie al bacino di strumentisti e cantanti conosciuti e non a disposizione, e critici e operatori del settore sono convinti che sarà la novità che consentirà all’industria musicale di rialzare la testa. Non sono poche infatti le major e le etichette indipendenti che si stanno ristrutturando per mettere a disposizione dei fanatici del Fantarock piattaforme e infrastrutture di rete adatte a supportare traffico dati per quantità di giocatori elevate e tutta una serie di servizi che recheranno valore aggiunto a uno dei passatempi nati dal popolo del web ma che si sta diffondendo sempre di più grazie al passaparola. Stanno per nascere anche Social Network costruiti ad hoc e interoperabili con video games come Guitar Hero in cui sarà possibile anche assistere ai concerti virtuali delle band che riscontreranno maggior successo tra i power user del Fantarock. E tu, cosa aspetti a fare la tua band immaginaria e a partecipare a un torneo di Fantarock?