cloud nothings – fall in

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chi ha stabilito la legge dell’uno su mille

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A chi di voi è mai capitato di dover fare un provino? Ecco, a quelle tre barra quattro mani alzate che vedo. Se avete voglia, aggiungete qui sotto la vostra esperienza e mettiamola in confronto con la mia. Intanto vi svelo subito come è andata così non faccio perder tempo a chi legge solo per sapere come va a finire, e l’esito lo si più evincere dal fatto che sono qui a tenere un blog di minchiate come questo e non in giro per il mondo a trastullarmi con groupies discinte e consenzienti in hotel di lusso. Anche se poi la band per la quale mi sono candidato di strada ne ha fatto davvero poca, anzi a dire la verità non è proprio nemmeno uscito nulla di nuovo dopo quel singolo che qualche successo aveva mietuto e a seguito del quale il gruppo in questione aveva pubblicato, su un sito per addetti ai lavori, l’annuncio di ricerca per un tastierista che completasse l’organico.

Faccio un passo indietro, perché il provino in questi casi si dice più propriamente audizione, e in teoria uno lo fa da giovane quando pensa di voler fare quello nella vita. A me invece l’occasione è piovuta per caso quando giovane non lo ero più, diciamo che a quasi quarant’anni uno pensa ad altro. Ma pensavo anche di poter dire ancora la mia come musicista, in più avevo una strumentazione molto di moda – pur essendo d’epoca – e che tutti mi invidiavano. Poi, diciamocelo, ero anche bravino e ricco di inventiva. Venivo poi da un ambiente in cui ero addirittura tenuto in considerazione e di certo non avevo bisogno di audizioni per essere ingaggiato. Questo anche a discapito dei gruppi con cui poi suonavo, perché poi magari non ero per nulla adatto per quel genere e, insomma, forse era meglio mollare il colpo. Ma avendo un po’ di tecnica e soprattutto una buona dose creativa mi ero ritagliato un mio spazio di credibilità che comunque, sia chiaro, non mi aveva mai portato a nulla se non a qualche soddisfazione locale ma davvero niente di che.

E così quando ho letto quell’annuncio di quel gruppo di cui avevo visto pochi giorni prima il video su un canale tv musicale, con il cantante che ammiccava e il chitarrista che sembrava uscito da un vinile post punk del 78 ma traslato nel nuovo millennio, ho risposto senza pensarci su e a breve giro ho ricevuto una manciata di mp3 da studiare e ci siamo scambiati i contatti telefonici. E a dire il vero non pensavo proprio che mi rispondessero subito, voglio dire non ho un curriculum e non sono nessuno, probabilmente il recruiting non andava molto bene e hanno, come si dice, raschiato il fondo. Fatto sta che mi sono impegnato per presentarmi preparato, ormai ero in ballo. Non disponendo di un locale adeguato, ho installato tutta la mia attrezzatura in salotto per qualche giorno e ci  ho dato dentro con la massima serietà. Perché se già un po’ mi sentivo ridicolo così fuori quota, almeno volevo evitare figuracce collaterali.

Così mi sono presentato presso la loro sala prove dove sono stato ricevuto con la freddezza di prassi, se sapete come funziona. Un’audizione è molto più complessa di un colloquio. C’era ovviamente il gruppo al completo, il più grande aveva almeno dieci anni meno di me, c’era una specie di manager e un paio di fidanzate o aspiranti tali. Avevo fatto del mio meglio, addirittura quel giorno l’avevo preso di ferie per arrivare più concentrato, e i risultati si sono visti subito. Mi ero preparato le parti già registrate e poi, giusto per far sentire il mio stile, avevo pronta una versione personalizzata con suoni autoprodotti che è stata molto apprezzata. Alla fine i musicisti li ho visti soddisfatti, la specie di manager – uno di quelli che per fare il manager di gruppi così la dice lunga sulle sue possibilità di mantenersi senza lavorare – invece metteva le mani avanti.

Ho smontato tutto, non vi dico lo sbattimento, e siamo rimasti con un classico ti facciamo sapere. E già il giorno dopo avevo ricevuto una e-mail. Che ne dici di fare un’altra prova? Ti inviamo altri pezzi da preparare. Ora io non è che avessi tanto tempo da perdere, nel senso che prepararsi tre o quattro brani in pochi giorni significa dedicare davvero tutto il tempo disponibile e già lì mi era sceso l’innamoramento della situazione. Comunque mi sono rimesso al lavoro, ho ri-allestito la mia sala prove domestica e ricominciato a togliere ore al sonno, rimanendo fino a tarda notte in piedi a imparare le nuove canzoni. E la seconda audizione non è stata così convincente. Forse ho risentito della stanchezza accumulata, forse perché i nuovi pezzi erano molto meno belli degli altri, diversi dal singolo che mi aveva spinto a candidarmi e poco indicati al mio modo di suonare. Più canzonette, con pianoforti e archi e meno elettronici, meno sintetizzatori. Una vera schifezza, insomma, che mi avrebbe causato un disagio non indifferente. Dividere il palco con gente più giovane a suonare robaccia pop. E come il finale della celebre fiaba della volpe e dell’uva, ho ritirato la mia candidatura prima di avere un responso.

proprietà trainsitive

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Avete presente quando siete in quattro in macchina, diciamo A, B, C e D. A, che è alla guida, prova interesse per B, che siede davanti. Ma B è ancora innamorata di C, che siete proprio dietro di lei e sta armeggiando al buio con accendini e cartine, e il problema è che C ha lasciato B perché ha in ballo una storia che tiene segreta con D che, lì a fianco, guarda la strada e tutti i lampioni che a singhiozzo interrompono il buio. E C ha una gran voglia di fare sul serio con D, se non che D non si toglie dalla testa E che è partito ed è andato a studiare a 500 km di distanza e che poi è l’unico che sa tutto di tutti. A imbocca un rettilineo e approfitta di quel tratto di strada affrontabile con una mano sola per cercare una canzone presente nella cassetta che ha appena inserito dell’autoradio. Si tratta di una specie di canzone d’amore con un ritornello che parla chiaro. Una canzone d’amore che quella sera piace a tutti, così A, B, C e D cantano insieme, in coro. A la canta per B, B per C, C la intona per D e addirittura si volta dalla sua parte per farle arrivare più direttamente il messaggio. D è l’unica che canta sperando che la sua voce esca dall’abitacolo e si senta forte e chiara ovunque. La canzone è molto bella anche se un po’ datata, e poi sembra che il messaggio sia arrivato a destinazione, e se A, B e C un po’ si sono persi di vista, D ed E no, tutt’altro, tanto che auguro a loro un buon anniversario di matrimonio.

archive – violently

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but first

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But first, are you experienced?
Have you ever been experienced?
Well, I have.

(The Jimi Hendrix Experience)

iniziare qualcosa e non poterlo finire

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Un altro anniversario che ricorre in questi giorni del 2012 è il venticinquesimo della pubblicazione di “Strangeways, here we come”, il capitolo conclusivo di una delle esperienze musicali più significative della parte meno oscura degli anni ottanta. Dappertutto si è letto che si tratta del long playing più sofferto, funestato dall’aria di dismissione del gruppo, le tensioni interne, la pressione di scrivere canzoni migliori di quelle incluse negli album precedenti. Vi consiglio un illuminante articolo su Stereogum e la stessa pagina di Wikipedia che raccoglie una completa reportistica piuttosto agiografica del disco con il faccione di Richard Davalos in copertina, che quando lo comprai ero convinto che in realtà si trattasse di Elvis. E mi fa piacere leggere che sia Marr che Morrissey lo considerano il loro album preferito, perché tutto sommato è anche il mio. Non a caso, se mi dicessero di salvare un solo pezzo degli Smiths perché si stanno disintegrando tutti i supporti musicali fisici e virtuali del mondo è c’è spazio solo per una manciata di mega, sceglierei il pezzo qui sotto. E fermatemi se qualcun altro l’ha già detto prima.

dieci di questi anni

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Ne avevo già parlato qui giusto un mese fa, ed ecco che esce la versione rimasterizzata di  “Turn on the bright lights” degli Interpol nel suo decennale anche – e sottolineo anche – in formato doppio vinile con DVD e booklet grande con foto e ogni ben di dio. E che insomma, ti arriva una notizia così con un tastino che ti permette di pre-ordinare questa pubblicazione in limited edition e non ne approfitti? Proprio dopo aver letto delle file davanti alle code dei negozi Apple per aggiudicarsi l’anteprima dell’iPhone 5 a un milone e mezzo di vecchie lire e essere uscito indenne dal dibattito che ne è scaturito. Ognuno ha una propria maniera sciocca di separarsi dal proprio denaro. Chi sono io per dire che la mia e meno sciocca di quella degli altri? Comunque, se volete fare come me, qui ci sono i dettagli per l’acquisto e qui sotto la foto che trovate sulla landing page di questa tentacolare operazione commerciale, così bella che dovrebbe essere tumblerata in ogni dove. Amici tumbleromani, fate il vostro dovere.

fate ciao alla mia amica Azealia

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Che conoscete già, suppongo. Azealia Banks fa il paio, anzi, il terzetto con M.I.A. e Santigold delle interpreti femminili del momento preferite da queste parti. Vero che Azealia ha un suo perché?

jason lytle – get up and go

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Un altro estratto dal nuovo album di Jason Lytle “Dept. Of Disappearance” che dovrebbe uscire a metà ottobre.

in spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più

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Quando inizia a piovere ed è già un giorno d’autunno, uno dei primi, uno si immagina che la spiaggia quando ce ne andiamo perché l’estate è davvero terminata sia un po’ così, come voltare le spalle a un amico o chiudere gli occhi perché ci fa sentire invisibili quando invece siamo noi a non vedere più il resto e ci rendiamo ancora più vulnerabili. Certo, chi vive in riva all’oceano parte avvantaggiato e magari scrive post come questo ma, anziché mettere Neil Young come ho fatto io, include una apparizione al Festivalbar dei Righeira. Ritenetevi fortunati.