La cassiera dell’Esselunga che mi ha servito mi ha confidato che l’anziano dimesso che mi si è avvicinato mentre infilavo la spesa nelle borse è una vecchia conoscenza del supermercato. Abita nei pressi, viene a piedi – e, visto il suo stato confusionale, meno male – e gli piace pontificare con i suoi coetanei, ed è per quello che ieri ha scelto me. Il tema dei monologhi si riconduce a un thread consolidato, un classico della letteratura da bar, ma il suo discutibile senso della realtà lo porta a mettere in relazione due aspetti antitetici: l’evasione fiscale che genera lo squilibrio di contribuzione alla spesa pubblica tra chi paga tutte le tasse e chi no, con i comunisti americani che dovrebbero prenderselo nel culo tutti perché pretendono di controllare nelle tasche della gente che poi, appunto, vota Trump, con l’aggravante dell’auto-dichiarazione delle proprie origini meridionali, come se l’accento – e l’ubicazione stessa del supermercato, un quartiere periferico costruito per favorire l’accoglienza dell’immigrazione dal sud negli anni 60 e 70 – impedisse di capirlo. A me basta che la coppia di albanesi che mi ha preceduto alla cassa, probabilmente ancora priva di figli in età scolare, mi abbia regalato i buoni ottenuti grazie a un budget ampiamente al di sopra della mia portata. Mi hanno lanciato uno sguardo di intesa, caricando il loro carrello pieno di prodotti industriali, e non c’è nemmeno stato il bisogno di chiedermelo. Ho detto che faccio l’insegnante e con i buoni della campagna “Amici di scuola” ci compriamo i computer.
Un bel mazzetto, che poi ho unito a miei, molti meno. Al “terronazzo” – è stato lui ad autodefinirsi così – invece gli avrei voluto mostrare la mia collezione di foto che custodisco sullo smartphone. Tutta la gente che vedo estrarre rotoli di banconote da cinquanta, cento e duecento euro e pagare la spesa in contanti. Da dove crede che vengano tutti quei soldi? Io sono uno di quelli che non gira nemmeno con i 50 centesimi per il carrello. Se sono fortunato becco l’addetto alla raccolta e me ne faccio sbloccare uno. Nelle giornate no, vado al punto informazioni e chiedo in prestito una moneta. Ci sono sempre impiegate diverse ed è per questo che, non ricordandosi di me, si raccomandano che, una volta caricata la spesa in macchina e riposto il carrello, la restituisca, e questa cosa la prendo sempre un po’ sul personale. Anni fa sfoggiavo un praticissimo tondino di plastica – un gadget rubato in un centro commerciale a Berlino – delle dimensioni perfette, peccato che poi l’ho dimenticato in un carrello. Se si fosse trattato di una moneta, vi assicuro che non sarebbe mai successo.