bollino rosso

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Almeno un bagnante su tre, sotto gli ombrelloni delle spiagge del sud, parla di graduatorie. Se siete del mestiere vi sarà facile riconoscere, tra un magistrale rovescio di racchettone, un panino con la pancetta coppata, una birra dello stretto Gran Premio ghiacciata, uno sbaffo di crema solare sulla guancia e i bassi pompati di sesso e samba provenienti da qualche stabilimento più in là, certi inconfondibili acronimi della speranza come GAE e GPS. Una percentuale demografica comunque importante che mi ha accompagnato lungo un rientro in macchina verso nord durato tanto quanto una traversata in aeroplano in Nuova Zelanda. Un popolo per lo più di Golf e Alfa Giulia mescolate tra camionisti di tutto il mondo, camper tedeschi e olandesi e ingenui turisti ordinari come me, di quelli che non prendono sul serio certe teorie complottiste dai nomi biblici come controesodo che, di questi tempi, meglio non approfondire.

Alle afose nottate di superluna si sono alternati quindi weekend con un bollino rosso infuocato alto allo zenit. Scie di automezzi a volte fluide, altre pronte a convergere in curiose conformazioni a imbuto dovute alla naturale strozzatura della Calabria che, probabilmente, comprime la sua direttrice principale in una corsia in cui non si può che transitare uno alla volta. Un percorso a singhiozzo che mi ha permesso di cogliere i diversi accenti regionali degli operatori dei distributori a seconda dell’ubicazione della stazione di rifornimento: siciliano in Sicilia, campano in Campania, toscano in Toscana. L’avreste mai detto? Ma, ancora una volta, quello che porto con me dal viaggio appena concluso riguarda un mistero che ci riguarda tutti: perché in vacanza ci vestiamo così male? A cosa si deve questa sospensione del gusto che esprimiamo durante le ferie estive?

Ho scoperto così finalmente il popolo della notte fonda in sosta agli autogrill a dormire stravaccato al posto di guida, a pisciare il cane tra i TIR parcheggiati a spina di pesce, a consumare le costose delikatessen sempre le stesse nonostante i diversi brand delle catene che li gestiscono. Mille e passa chilometri in una tirata da su a giù o viceversa è un’eccellenza tutta italiana, se guardate la forma del posto in cui viviamo, sin dai tempi dei film di Verdone. È bello partire, è bello tornare.

2 pensieri su “bollino rosso

  1. g.toso

    Non seguivo più nessun blog da circa tre anni. Vabbè, a parte quello di Miki Moz pe affetto personale nei suoi confronti. Il 99% dei blog è ego senza controllo, sgrammaticature a go-go, scemenze spacciate per “emozioni” (livello: asilo nido, classe divezzi), persone che si dicono “poeti/e” (livello: terza elementare, ma con più errori) oppure “recensioni” che sono in realtà bollettini delle varie case editrici.
    Poi per caso càpito qui e… SBANG!
    Grazie veh!

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