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Se pensate che sia ferragosto a dividere l’anno a metà vi sbagliate di grosso. Anche se il 15/8 è il vero giro di boa, siamo molto più sbilanciati verso le vacanze di natale che mai. Dovremmo smetterla di festeggiare sempre negli stessi giorni. Programmare ogni anno la data delle ricorrenze darebbe una bella scossa al logorio della routine ciclica che ci portiamo appresso come un fardello per tutta la vita. A scuola stabiliamo i giorni più utili per allungare i ponti con un collegio docenti alla fine di ogni anno scolastico per quello successivo. Si dovrebbe fare la stessa cosa tutti insieme con un referendum globale. In che mese chiudere le fabbriche, quando celebrare il capodanno e le altre festività religiose e così via. Tanto, che differenza fa?

Ripensare il calendario contribuirebbe inoltre ad allontanare il rischio di overtourism soprattutto per i viaggi nel tempo. Se andiamo in centinaia di migliaia a goderci lo spettacolo dei nobili ghigliottinati in Francia, per fare un esempio, è chiaro che i giacobini a furia di vedere una massa di curiosi vestiti come pirla con gli smartphone in alto e tatuati peggio che i Maori potrebbero indispettirsi, e il rischio che qualche curioso ci lasci le penne, anzi, la testa non è del tutto da escludere. Anzi, la presenza a ridosso dei principali eventi storici alimenterebbe nei presenti il sospetto che qualcosa sta per accadere e, di conseguenza, provocherebbe ripercussioni sul prosieguo delle cose come le conosciamo, anche se non vi nascondo che questa fluidità nel divenire non sarebbe nemmeno poi così male. Voglio dire, partite in 200 per assistere all’invenzione del web, il tizio che sta smanettando con i protocolli vi chiede che c’è da guardare e voi gli mostrate certi tweet dei leghisti, lui cancella tutto e al ritorno vi ritrovate tutto diverso. Niente pc, niente social, niente deprivazione sociale ma un mondo equo e fiorente come ai tempi di Lorenzo il Magnifico. Sarebbe davvero una cosa bellissima. Nel frattempo, mi accontenterei di non dover fare il bagno a San Vito lo Capo nella piscia di migliaia di turisti come me.

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