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A questo link trovate, come ogni anno e in totale trasparenza, il bilancio sociale di questo spazio libero e indipendente di cultura e informazione. Date un occhio ai grafici e ditemi se non è inevitabile rendersi conto di quanto sia complesso barcamenarsi nel mondo del situazionismo editoriale, senza contare che né ora né mai vedrete nemmeno l’ombra di un inserzionista – a parte qualche superflua e incontrollata incursione di Google – tantomeno sappiate che scenderò a compromessi verso una delle svariate proposte di cessione dei diritti per l’uso del materiale che trovate qui, liberamente consultabile. Vent’anni di intuizioni letterarie (e soprattutto musicali) che poi sono altrettanti di vita, non solo mia ma anche dei miei immaginari collaboratori di redazione che, di settimana in settimana, hanno contribuito al successo di questo che a detta di tutti costituisce un punto di riferimento per la moltitudine di lettori – altrettanto immaginaria – che quotidianamente ci gratifica con i like o attraverso la condivisione dei nostri pezzi.

L’ennesima certificazione unica che ha mandato in tilt il CAF che ha messo le mani sul mio 730 congiunto di quest’anno, che mi ha retrocesso per la prima volta tra le persone fisiche a debito di una cifra che non avete idea. Persino il sostituto d’imposta mi ha guardato con sospetto. Ma non dovete temere. Come il resto dell’imprenditoria sana di questo paese, corrispondo al sistema fiscale italiano fino all’ultimo centesimo e lo faccio con orgoglio. In più, sono diventato cintura nera di concentrazione in luoghi pubblici. Riesco a leggere in treno nonostante il declino della nostra civiltà come la conosciamo imponga di fruire dei contenuti multimediali sugli smartphone attraverso gli speaker di cui sono dotati e non più, come accadeva un tempo, con l’uso di auricolari. A parte questo, a giudicare da quanto chiamiamo gli altri al telefono si deduce che tutti siamo in posti sbagliati rispetto a quelli in cui dovremmo stare. Trascorressimo meno tempo da soli e più con coloro i quali vorremmo trovarci si risolverebbe la maggior parte delle disgrazie di questo mondo, comprese le guerre, e non frantumeremmo i maroni a chi si porta ancora i libri cartacei in viaggio.

Colpa mia. Credo in valori di cui non frega più un cazzo a nessuno. La musica pop è una merda, per esempio, ma non sembra un problema. Mia sorella, in compenso, ha trovato lavoro in una ambitissima trattoria in cui è impossibile prenotare o, tantomeno, ordinare la specialità del luogo in modalità asporto. Provate a chiamarli e poi mi darete ragione: bisogna andare lì davanti, mettersi in coda (in estate, come potete immaginare, si crepa dal caldo, in fila sotto il sole, e ci si sente doppiamente idioti) e attendere il proprio turno mentre i propri cari aspettano la cena a casa. Ma, d’ora in poi, avrò un’infiltrata, finalmente con un reddito.

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