Il percorso affettività che abbiamo organizzato per le nostre quinte ha avuto riscontri che hanno dell’incredibile. Se non sapete di cosa stiamo parlando, con la locuzione percorso affettività si intende una serie di incontri pensati per i bambini ai principi della pubertà condotti da un team specializzato composto da psicologhe e ostetriche e dedicati ai temi legati al sesso, all’amore e a come nascono i bambini.
La mia scuola, come spero la vostra, si rivolge ai consultori pubblici, un vero concentrato di competenze. Da me, una collega ha tentato il golpe proponendo un’organizzazione dal nome Teen Star che basta googlarla per trovarsi nelle pagine dei meeting di Rimini. Per fortuna la mia dirigente e il collegio docenti si sono espressi a favore dell’opzione laica e i superstiziosi oscurantisti, ancora una volta, sono stati giustamente relegati ai loro conciliaboli fantasy. Ma, con i fasciomelonisti al potere e le loro rotture di maroni sul primato bianco italiano cristiano no-vax, i tempi sono quello che sono. Per questo un paio di mamme ha comunque voluto conoscere per filo e per segno il programma previsto dall’iniziativa. Ed è stata proprio una delle loro figlie, nella sessione di Q&A, a chiedere all’ostetrica in che senso, fare l’amore, procura piacere.
Non è il primo progetto che seguiamo quest’anno, e non sarà certo l’ultimo. I docenti sono chiamati a rimanere in classe per ovvie questioni di sorveglianza, ma a me piace comunque restare e ascoltare gli esperti che ingaggiamo per imparare, soprattutto in questo caso e anche perché, in caso di richieste di approfondimenti da parte della mia classe, dovrò cercare di mantenermi in linea con l’approccio delle specialiste. Cosa che sarà impossibile, perché erano così brave da risultare commoventi. Sono riuscite a trattare argomenti delicatissimi con una naturalezza encomiabile. A nessuno dei miei è scappato un risolino, ci sono state domande anche piuttosto scomode alle quali non si sono sottratte e che sono riuscite a evadere perfettamente, come quella che vi ho detto prima.
Ho invidiato moltissimo la bramosia di conoscenza che serpeggiava in classe, un gruppo davvero speciale che non credo mi ricapiterà mai nella mia carriera. Ero seduto in mezzo a loro – dopo essermi accertato che la mia presenza non creasse inibizioni – e captavo quella sete di vita che veniva placata un sorso alla volta. Poi c’è stato un passaggio in cui ho percepito una di quelle emozioni confuse che mescolano esperienze vissute all’istante in corso, ed è stato magico sentirsi immersi nella trasformazione che si stava compiendo intorno a me, anche se è stata questione di un istante, per ritrovarmi di nuovo spettatore come prima che accadesse tutto ciò.
Le specialiste ci hanno lasciato una scatola vuota di latta, quelle che contengono biscotti tipici del nord Europa, in cui i miei alunni potranno mettere le domande in forma anonima. Una trovata efficace dedicata a chi vuole saperne di più ma non se la sente di esporsi. La ragazzina curiosa sul piacere, quella della famiglia ultracattolica, con la sua ingenuità ha invece spiazzato tutti. Almeno me, che vedo tutto dall’altra parte della vita.