Marzo, aprile e maggio sono i mesi che preferisco. Dev’essere questo il motivo per cui, ogni anno, finiscono subito. Ed è sempre la stessa storia: trascorro l’inverno che li precede a segnarmi da parte tutte le cose che farò a marzo, aprile e maggio. E devo scrivermele perché gennaio e febbraio sono così due rotture di palle senza confronti, con le loro centinaia di settimane interminabili, che finisce che me ne dimentico e poi, a marzo, aprile e maggio, accade che, come l’anno prima, non faccio nulla di quello che avrei voluto e loro volano via, il tempo di un clic. Vorrei star fuori la sera a godermi il sole che tramonta tardi ma mi addormento sul divano. Passo il pomeriggio a lavorare al computer quando potrei pedalare lungo i viali con quell’inconfondibile profumo di alberi in fiore. Sbrigo cose in mattinata quando sarebbe invece bello uscire presto, prendere l’auto e passare la giornata fuori porta. Ogni volta mi dico che vorrei trovare un modo per fermare tutto e dire alla primavera di aspettarmi. Aspettatemi, marzo, aprile e maggio. Finisco di scrivere questa cosa per voi e vi raggiungo.